Lo scorso 3 giugno gli utenti Netflix hanno potuto assistere a una piccola rivoluzione quando le dieci puntate di Hibana (Spark) sono state rese disponibili sugli schermi di oltre 190 paesi. Realizzando il suo primo dorama (Serie TV), Netflix Japan proietta infatti per la prima volta una serie giapponese fuori dai confini del suo mercato di riferimento.

Adattamento del’omonimo bestseller di Matayoshi Naoki, Hibana è strutturato su un arco temporale di dieci anni, uno per ogni puntata, durante i quali vediamo evolversi il rapporto tra l’aspirante comico Tokunaga (Hayashi Kento) e il più navigato collega Kamiya (Namioka Kazuki). Mentre il primo cerca di raggiungere il successo con il suo partner (Yoshii Masao) formando il duo degli Sparks, il secondo accetta di prenderlo come allievo alla condizione che questi scriva la sua biografia.

Con una scelta all’apparenza bizzarra, i produttori hanno deciso di incentrare la prima serie giapponese esportata in tutto il mondo su un qualcosa di… estremamente locale e poco esportabile: il manzai, forma di comicità nipponica nella quale un duo condivide il microfono per eseguire sketch basati sulla velocità della battuta e i giochi di parole, difficilmente apprezzabili in traduzione. Questa scelta è dovuta al fatto che la serie è stata prodotta in collaborazione con la Yoshimoto Kogyo, agenzia che detiene in pratica il monopolio dei più importanti comici del paese. Da questo punto di vista da Netflix ci si sarebbe potuto aspettare più intraprendenza. Poco intuitivo per il pubblico non giapponese anche il fatto di incentrare la serie su un tipico rapporto tra senpai e kohai (superiore e inferiore) con tutte le dinamiche del caso. Un rapporto che, per chi è digiuno anche di manga e anime, apparirà poco credibile e sbilanciato.

Mettendo da parte questi dubbi, la serie ha comunque numerosi punti a favore, primo fra tutti la capacità di rendere emotivamente coinvolgente il perseguimento del sogno da parte del protagonista, i conflitti con il partner e la tensione prima di salire sul palco. Le divertenti – e spesso alcoliche – lezioni di vita di Kamiya fanno poi da ottimo bilanciamento comico a tutti i momenti amari a cui vanno incontro i due. Nota di merito per il sorprendente sottotesto omoerotico che sembra svilupparsi nelle puntate finali, per il quale va sicuramente dato il plauso a Netflix dato che si tratta di una vera rarità per la televisione giapponese. Anche i valori produttivi della serie sono superiori alle media dei dorama, solitamente caratterizzati da regia assente, fotografia piatta e recitazione impostata, avvicinandosi al livello cinematografico grazie alla direzione artistica di Hiroki Ryuichi (nella sale in questo periodo con Tokyo Love Hotel), vecchio iconoclasta di pellicole erotiche e ormai tra i nomi di punta del cinema commerciale. Hibana può essere quindi considerato un buon prodotto sotto tutti gli aspetti, ma trattandosi del primo dorama nel caso di molti paesi, Netflix avrebbe potuto creare una via d’accesso più agevole a un mondo ramificato e vastissimo.

Eugenio D.
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