Circle di Valentina Monti 1

La sedicesima edizione di Archivio Aperto si è chiusa ieri sera con l’anteprima di Circle di Valentina Monti, film che sfrutta, racconta e rielabora i materiali dell’archivio personale della famiglia di circensi Togni, uno dei recuperi più importanti compiuti dall’associazione Home movies madre del festival.

Un’opera affascinante che racconta, seguendo solo in parte la cronologia lineare, sessant’anni del circo e della sua famiglia. A guidare lo spettatore e a tenere le fila della memoria è la voce di Fiorenza Colombo, ballerina moglie di Darix Togni, leggendario domatore e figura di riferimento del celebre circo. Dalla sua voce conosciamo le gioie, il fascino, le difficoltà, i drammi e i rimpianti, suoi e del circo, in particolare quando le testimonianze della donna entrano in sintonia con le immagini di repertorio e il loro scorrere quasi sfuggente. In questo modo partendo dalle memorie private della donna, che racconta le sue e talvolta rielabora quelle del marito, risuonano spesso anche gli echi del “pubblico” e il film diventa specchio dei tempi, con l’atmosfera dei vari decenni che riecheggia nelle immagini; si intravedono infatti l’entusiasmo nell’affrontare con speranza le difficoltà del dopoguerra, l’euforia del boom e le difficoltà dei decenni più recenti, quando il circo non esercitava più lo stesso fascino e le nuove generazioni erano costrette a cercare nuovi spazi in territori in cui la contemporaneità non era ancora così dominante .

Circle, che gioca continuamente sul contrasto tra documentario e rielaborazione poetica, diventa così innanzitutto il racconto di una storia d’amore, aperta però a suggestioni di vario tipo. Interessante è per esempio vedere come risalta nelle parole della donna il potere vincolante e non sempre accondiscendente della famiglia Togni, verso il quale la coppia ha dovuto talvolta chinare il capo, così come altrettanto interessante è vedere come il grande domatore Arix fosse considerato come un divo nei decenni di maggiore successo dell’arte del circo.

Valentina Monti realizza così un’opera che gioca su più fronti, allo stesso tempo concreta, emozionate, malinconica e straniante, nella quale la valenza di documento – storico e privato – tipica degli “home movies” risalta continuamente. Il senso di straniamento è del resto dato anche dall’altra costante dell’opera, che intervalla le parole della signora Fiorenza; l’immedesimazione in una tigre del circo e nelle sue riflessioni su Darix e sul genere umano, anche queste perfettamente amalgamate con il flusso delle immagini e decisive nel rendere Circle un film estremamente, anche a pelle e prima delle varie riflessioni che offre, affascinante .

Edoardo P.
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