Obvious Child

Grazie all’impeccabile programmazione di Netflix è finalmente possibile recuperare Obvious Child, opera prima di Gillian Robespierre del 2014, che per ragioni imperscrutabili ha guadagnato nella versione italiana l’orrendo titolo di Il bambino che è in me.

Donna (Jenny Slate) è una aspirante comica che sfrutta la sua caotica e confusa vita privata, sentimentale e sessuale come materiale per le proprie serate di stand up comedy. Di giorno, fa la commessa in una libreria newyorkese che all’improvviso deve chiudere. Abbattuta dalla perdita del lavoro, dall’ennesima relazione finita con un tradimento e dalla sensazione che la sua vita le scappi sempre tra le mani senza poterla indirizzare da nessuna parte, Donna si ubriaca e si lancia in una terribile performance. Un avventore del locale, Max (Jake Lacey), giovane studente di economia, la nota e inizia una serata di divertimento alcolico. Una classica “one night stand”, da cui svegliarsi con il mal di testa da sbronza e la fatidica domanda “ma con chi ho fatto sesso?”. Tuttavia, la nottata si rivela piena di complicazioni, quando Donna scopre di essere rimasta accidentalmente incinta.

Qui il film, che fino a questo punto si dimostra una classica romantic comedy newyorkese, con la giusta dose di personaggi eccentrici, comici spiantati, lavoretti improbabili e genitori divorziati, si lancia in una sfida rischiosa: parlare della scelta di Donna di interrompere la gravidanza, mantenendo non solo il lato comedy, ma anche quello romance. Obiettivo raggiunto? Incredibilmente, sì.

Quello che colpisce della scrittura di Obvious Child (firmata anch’essa da Robespierre), e della riuscita interpretazione sia di Slate che di Lacey, è l’abilità nel riuscire a raccontare una storia il cui fulcro è una gravidanza indesiderata senza che questa prenda il sopravvento come l’unico problema della vita di Donna. Le complicazioni al quotidiano dovute alla scelta e alla procedura di aborto (dal giorno di sospensione dal lavoro ai soldi dell’assicurazione medica) e i momenti di dubbio, in cui la protagonista cerca consiglio e supporto dalle altre figure femminili a lei vicine, sono solo una delle cose che succedono nella vita di Donna nel corso del film e sono affrontate in modo realistico e anti-drammatico. Oltre alle incertezze professionali, l’altro “problema” di Donna è che reincontrando per caso Max, da sobria, capisce che lui le interessa sul serio. Ma ci si può innamorare di qualcuno mentre si sta ponendo fine a una gravidanza generata insieme per sbaglio?

Ultimo dettaglio da segnalare, il personaggio di Max: gentile e centrato senza essere l’opposto macchiettistico di lei (sradicando in parte un tropo ormai abusato), credibile ed empatico, supportivo senza essere prevaricante nei confronti della scelta di Donna. Il suo personaggio è un piccolo miracolo se si guarda ai rappresentanti del genere maschile delle romcom degli ultimi anni.

In conclusione, Obvious Child non è una romcom sull’aborto, è una romcom in cui succede un aborto, e questo fa tutta la differenza del mondo.

Lucia T.Chiara C.Sara M.
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