He never died

Già immortale come leader dei Black Flag, Henry Rollins fa da protagonista del film He never died di Jason Krawczyk, prendendosi il palcoscenico di attore protagonista dopo occasionali comparse sul grande schermo (Heat, Strade perdute) ed una miriade di altre performance tra radio, scrittura e televisione. Il suo personaggio, Jack, sembra un Doctor Strange, nel senso che pare avere il dottorato di laurea in stranezza: ingrugnito nella penombra di un appartamento e poco propenso alle relazioni sociali, limita le sue interazioni più caratteristiche agli okay, ai non lo so, alle porte in faccia a vicini e parenti, a misteriose sortite notturne. Provano a farlo uscire dal guscio, rispettivamente: nel bene una figlia abbandonata, alcolizzata, sistematicamente bistrattata, ed una gioviale cameriera del fast food in cui consuma ogni giorno i pasti; nel male, un gruppuscolo di delinquenti. Ed il singer dei Black Flag le cantò a tutti diventando protagonista di un horror-noir.

Se c’è una cosa che non manca a He never died è il senso del ritmo: ouverture con suoni e mormorii d’ inferno, come esalati dalla testa del protagonista; i tempi giusti nel far scoprire i dettagli soprannaturali della vita di Jack; il bridge dello splatter che si consuma col primo shock dopo mezz’ora, facendo da preludio a successive esplosioni (e sì: Henry pioggia di sangue); una colonna sonora per larghi tratti elettro-dark, che sintetizza adrenalina e oscurità in un’atmosfera allucinata. Eppure, a scanso di equivoci, bisogna sottolineare che He never died si concede spesso momenti di allegro, con un piacevole humour luciferino: meno male che in tanto male, fisico e morale, ci sia la nota ironica, altrimenti la storia di questo misterioso frontman che si prende pallottole in fronte, estraendole senza colpo ferire con un paio di pinze, sarebbe apparsa troppo simile a quella di un iron man, ad un (anti)eroe Marvel riscritto da Rodriguez e Miller.

Ecco, se difficilmente si può imputare al film di Jason Krawczyk di annoiare a morte – anzi, i morti fioccano – bisognerà comunque ammettere che il film punta gran parte delle sue fiches sul maledettismo weird del suo principale interprete, sulla sua stramba ed enigmatica tenebrosità. Da un lato, se ne guadagna in fascino – anzi, ridimensioniamo: in curiosità; dall’altro, per più di qualche spettatore, il film può riuscire caricato, se non irritante: l’ostinazione della cameriera nel trovare “interessante” Jack, o della figlia a non mollare il genitore né ad approfondire le sue apparenti manie, sono solo alcuni degli aspetti un po’ pretestuosi della storia. Ma fa niente, non è la fine del mondo – riferimenti biblici a parte. Già, perché da titolo e svolgimento, He never died promette e mantiene la sua atmosfera notturna e apocalittica. Anche facendo rima con fumettistica.

Antonio M.
6 1/2