migliori film giapponesi

Giunge alla 90° edizione la Best Ten di Kinema Junpo che decreta i migliori film giapponesi dell’anno appena trascorso e rappresenta il riconoscimento cinematografico più prestigioso del Paese. Questa volta a trionfare è stato un film d’animazione (non accadeva dal 1989 con Totoro), ma non si tratta dell’acclamatissimo Your Name (23-24-25 gennaio nelle sale italiane), bensì di In This Corner of the World, adattamento di un pluripremiato manga a opera di Katabuchi Sunao, che con questo toccante racconto di formazione ambientato durante la Seconda guerra mondiale – non lontano dallo stile Ghibli – ha conquistato anche il premio per la regia.

Al secondo posto si colloca il kaiju più famoso del cinema, Godzilla. Affidare il reboot Shin Gojira alla coppia Anno Hideaki (premiato anche per la sceneggiatura) e Higuchi Shinji si è rivelata una mossa vincente, con il genio visionario del primo servito alla perfezione dall’esperienza con gli effetti speciali del secondo, pur con pregi e difetti delle produzioni del creatore di Evangelion. Sul terzo gradino del podio si trova Fukada Koji, regista in ascesa il cui stile incontra facilmente il gusto dei festival europei, come conferma anche la presenza a Cannes di questo Harmonium, dove un redivivo Tadanobu Asano fa esplodere tutte le tensioni e i segreti di una (apparentemente) tranquilla famiglia in una sorta di Teorema in salsa nipponica.

E’ una sorpresa invece Destruction Babies di Mariko Tetsuya che parrebbe l’ennesimo racconto su adolescenti violenti al limite del nichilismo, ma viene valorizzato da un’esecuzione rigorosa e brutale e da un cast giovane dove spiccano Yagira Yuya (miglior attore) e l’attrice più in voga del momento, Komatsu Nana (miglior emergente). In The Long Excuse, invece, la storia di un uomo che deve affrontare la morte di una moglie con la quale non aveva più legami richiama i drammi familiari incentrati su un’assenza di Koreeda, del quale Nishikawa Miwa è stata assistente, come evidente anche dallo stile controllato della regia.

Sesto è Iwai Shunji, protagonista della scena giapponese negli anni novanta tornato al cinema di finzione con The Bride of Rip Van Winkle che elabora nello stile lirico dell’autore l’abusato binomio solitudine-internet in un film ricco di colpi di scena. Segue Her Love Boils Bathwater di Nakano Ryota che racconta gli sforzi per riunire la famiglia di una donna, interpretata dalla superba Miyazawa Rie (miglior attrice), a cui rimangono solo due mesi di vita, con personaggi femminili forti e tocchi di commedia per stemperare il dramma. Presenza costante della classifica è Kurosawa Kiyoshi, quest’anno ottavo con Creepy, l’atteso ritorno alle inquietanti atmosfere di Cure, un thriller che ne testimonia ormai la completa padronanza del mezzo e dei generi. Yamashita Nobuhiro sin da Linda Linda Linda ha contribuito a plasmare il modello di quello che oggi viene considerato il film drammatico giapponese, e Over the Fence ne è l’ennesimo, riuscito esempio. Infine, Rage di Lee Sang-il richiama il suo fortunato Villain con un thriller che cresce lentamente in grado di dare spazio al Giappone più marginale.