Yaoi

Se entrate in una fumetteria, tra le ultime uscite troverete titoli “YAOI”: storie sentimentali e sessuali che coinvolgono personaggi maschili. Perché non parlo di storie d’amore omosessuali?

Gli YAOI non sono storie omosessuali scritte da uomini per uomini. Tutto il contrario. A creare e consumare YAOI sono principalmente le donne. Nel Giappone degli anni ’70 è il primo gruppo di mangaka donne, “Forty-Niners”, a raccontare, ad altre donne, l’amore tra uomini androgini e “bishonen” (bellissimi). Uno dei capostipiti è Il poema del vento e degli alberi, di Keiko Takemiya, dove la relazione tra due studenti di un collegio è anche di natura sessuale, ragion per cui dovrà attendere 6 anni prima di superare la resistenza degli editori. Lo YAOI creato e consumato da donne genera una rivoluzione culturale nell’industria editoriale dei manga, allora dominata da uomini e rivolta a uomini.

Ma perché raccontare storie d’amore al maschile a un pubblico femminile?
Perché gli YAOI non sono esattamente storie omosessuali. Prendete Il poema del vento e degli alberi: i protagonisti non si identificano né con la etero-normatività, né con la omosessualità, né con la bisessualità, ma piuttosto con quel “+” che sta alla fine della sigla LGBT. L’attrazione tra i personaggi scavalca i confini di genere ed è frutto di una preferenza caratteriale: i protagonisti, generalmente un “seme”, caratterizzato da un’attitudine “di attacco”, e un “uke” caratterizzato da un’attitudine di difesa (termini derivati dalle arti marziali), sono attratti dall’essere umano che si trovano di fronte, al di là del gender. Anche lo stile androgino dei personaggi va in questa direzione: i protagonisti possono apparire di volta in volta due maschi, un maschio e una femmina, due femmine.

Ecco allora che sebbene apparentemente superficiali e ludiche queste produzioni raccontano la storia di una liberazione sessuale non solo rispetto alla cultura tradizionale ma anche all’incasellamento del desiderio sessuale in categorie predefinite. Da una parte i temi e le situazioni “disegnate” esplicitano e mettono in scena il desiderio femminile fino ad allora dominato dal gusto e dallo sguardo maschile. Dall’altra in una cultura come quella nipponica dove il ruolo femminile è ancora marginale e stereotipato, soprattutto nella rappresentazione delle relazioni sentimentali e sessuali, lo YAOI consente alle sue creatrici e alle sue lettrici di esplorare diverse identità e desideri sessuali, senza riprodurre una visione misogina delle relazioni e senza rappresentare il femminile come “sottomesso” o abusato dal maschile. Il rapporto sentimentale e sessuale si sgancia dalla relazione maschio/femmina regolata dalle aspettative sociali e va oltre costruendo storie in molti casi di rara bellezza grafica e narrativa.

Questo è l’inizio ma non certo la fine dello YAOI che cresce e si sviluppa fino a esplodere nel mercato editoriale “ufficiale” prima in Giappone (con una stima di guadagni tra i 12 e i 20 miliardi all’anno secondo lo Yano Research Report sul mercato otaku del 2010) e poi nel resto del mondo.