AltrodiGiacomo Brotto,8 giugno 2011
“The Tree of Life” in reverse a Bologna
“The Tree of life” in reverse. In questi giorni ci siamo interrogati spesso sull’impatto emozionale del cinema-vita chiamato Terrence Malick: da Roberto Benigni, il quale ha paragonato il film alla Cappella Sistina, alla nostra redazione, pro e contro, il film ha sucitato sensazioni diverse in ognuno di noi.
Che voi siate saliti sull’albero o meno, oggi vi vogliamo raccontare un’incredibile storia vera: l’albero della vita può emozionare anche a radici in su o meglio, al contario.
No, non è stata Barbara, ma il proiezionista del Lumière di un cineclub a Bologna il quale, per uno scambio di etichette sui contenitori della pellicola, ha proiettato per nove giorni consecutivi il nuovo film di Terrence Malick con i primi due rulli invertiti e senza che nessuno degli spettatori in sala se ne accorgesse.
Al proiezionista disattento va tutta la nostra ammirazione per aver inconsapevolmente (?) avvalorato la tesi che “The Tree of life” non è solo un lungometraggio, ma un vortice emozionale capace di sorprendere oltrepassando, letteralmente, i confini del cinema.
Adesso tocca a voi…
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Fonte: La Stampa
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eheh infatti ho appena letto i commenti al link di facebook e ho commentato anche lì (tra l’altro l’altra utente è una mia amica ;)).
Grazie Chiara! Ieri sera su Facebook io e un altro utente ci siamo interrogati sull’effettivo errore di monataggio. Ho aggiunto la tua precisazione all’interno del post. 🙂
è da precisare che il flm non è stato proiettato col secondo tempo prima del primo, ma “solo” con il primo rullo dopo il secondo (quindi con l’inizio dopo circa venti minuti di psichedelia evoluzionista). è comunque gravissimo, anche perché non è la prima volta che alla cineteca di Bologna fanno certe figure.
Ecco il comunicato stampa rialsciato dal presidente, Giuseppe Bertolucci, e dal direttore, Gian Luca Farinelli, della cineteca di Bologna:
L’assurda vicenda dei rulli scambiati di The Tree of Life di Terrence Malick, che per nove giorni è stato proiettato nella nostra sala in una versione stravolta dall’inversione tra il primo e il secondo rullo, ha naturalmente l’aggravante del soggetto responsabile del grave infortunio, una Cineteca, dunque una istituzione che fa dell’integrità delle opere (attraverso il restauro, la programmazione in lingua originale e molte altre procedure tutte orientate in quella prospettiva) una delle ragioni stesse della propria esistenza. L’episodio, in sé mortificante e gravissimo, non ha giustificazioni e dunque ce ne assumiamo in pieno tutte le responsabilità e non possiamo che rivolgere tutte le nostre scuse alle centinaia di spettatori ai quali abbiamo offerto un involontario falso d’autore. Così come non possiamo che subire in silenzio tutte le prese in giro e anche gli insulti dei quali giustamente la circostanza ci fa facile bersaglio. Né vogliamo difenderci dietro i molti meriti e gli innumerevoli riconoscimenti acquisiti in tanti anni di lavoro. Il gigantesco e paradossale lapsus nel quale noi e il nostro pubblico siamo inciampati potrebbe essere lo spunto per una interessante riflessione, sia in chiave psicanalitica, che sociologica sulle condizioni della fruizione (e della percezione) dell’opera cinematografica nell’attuale impero mediatico, ma non vorremmo far sorgere il sospetto di tentare una qualche forma di occultamento delle nostre responsabilità. L’unico auspicio è che questo brutto infortunio ci spinga e ci costringa a ridurre i margini dell’approssimazione e a ritrovare il rigore di scelte e di comportamenti che ha caratterizzato la nostra storia.
assolutamente amare.