Dopo il MoMa di New York e dopo il Bell Lightbox Center di Toronto, anche il LACMA di Los Angeles omaggia Tim Burton con una mostra/retrospettiva dedicata all’artista e al suo lavoro. La personale, inaugurata lo scorso 29 maggio, proseguirà fino al 31 ottobre presentando oltre 700 pezzi  dislocati all’interno di tre sezioni cronologiche che ripercorrono l’intera carriera di Burton:  Surviving Burbank (1958-1976), Beautifying Burbank (1977-1984) e Beyond Burbank (1985 ad oggi).

Ed è già a partire dalla divisione interna all’esposizione che siamo in grado di intuire la natura di questa personale, così affezionata all’illustre concittadino (nato, appunto, a Burbank, alle porte di Los Angeles) da costituirsi come summa eccelsa della sua opera e della sua persona.  Sicuramente tra i pezzi d’artista presentati, spiccano la miriade di disegni e illustrazioni di Burton realizzati attraverso le tecniche più varie. Sono ritratti di creature bizzare e deformi, partorite dalla fantasia dell’autore, chiari rimandi alla sua attività cinematografica, oppure semplici visioni gotiche fissate su carta.

Un ulteriore sezione della mostra è invece più esplicitamente dedicata al suo lavoro cinematografico con un’allestimento che propone oggetti, sculture e costumi tratti dai suoi film più celebri e collocati in una stanza, in cui la penombra dell’illuminazione, contribuisce a creare l’effetto “santuario” dell’insieme. Ma l’aspetto più interessante dell’esposizione resta sicuramente l’attenzione volta ai materiali d’archivio (presi direttamente dall’archivio personale dell’artista) attraverso i quali i curatori hanno avuto modo di recuperare tracce della storia personale del regista, presentando un Tim Burton sicuramente inedito senza, però, mai scadere nell’aneddotico.

Scritto da Rossella Carpiniello.

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