Fra le numerose uscite targate Bao Publishing, I Kill Giants merita sicuramente una nota di riguardo: pubblicato in sette numeri mensili negli Stati Uniti nel 2008, l’albo è scritto da Joe Kelly (Deadpool, Uncanny X-Men, JLA) e disegnato dall’artista ispano-giapponese JM Ken Niimura. Il fumetto è uscito in Italia come raccolta nel 2013, disponibile anche in variant, con la copertina illustrata da Zerocalcare, uno degli artisti di punta della casa editrice milanese. L’albo ha vinto, fra gli altri, il premio Gran Guinigi per la sceneggiatura all’edizione 2011 di Lucca Comics.

Barbara Thorson fa la quinta elementare, ama alla follia il fantasy e Dungeons & Dragons, è timida, introversa, ha pochissimi amici ed è la custode del favoloso martello Coveleski, il distruttore di giganti. Vive con la sorella nella casetta presso la baia, e dorme in cantina per sfuggire al terribile orrore che si cela al primo piano.

Joe Kelly punta su un mix ben dosato di realtà e immaginazione, immergendo il lettore in un’atmosfera onirica che oscilla fra il sogno a occhi aperti e l’incubo più nero. E lo fa mettendo al centro della narrazione il personaggio più debole, una bambina timida e introversa, e il dramma più forte, la perdita di un genitore. In un’età in cui la razionalità è ancora un concetto astratto, il distacco con la realtà e il rifugio in un mondo di fantasia sembrano essere le uniche armi capaci di proteggere la protagonista dall’orrore del proprio presente. L’incolmabile gap che però si crea rischia di far sprofondare la piccola Barbara nel baratro che lei stessa ha creato. E così una borsetta ricamata e un piccolo martello diventano oggetti magici, a cui giustamente bisogna dare un nome: quello di Harry Coveleski, l’underdog per eccellenza, lanciatore novellino della squadra di baseball di Philadelphia, capace di sconfiggere per tre volte i New York Giants, e divenuto per questo famoso come il killer dei giganti. La scelta di dare corpo alle ansie della protagonista sotto forma di orrende mostruosità non è certo delle più nuove, ma assume in questo caso la doppia valenza di metafora del conflitto interiore e di rito di passaggio all’età adulta. Lo scontro finale, che strizza anche l’occhio all’universo videoludico, è il punto di non ritorno, il giro di boa che condurrà la protagonista verso una nuova vita.

Un superbo bianco e nero, che fonde perfettamente lo stile del manga giapponese con quello del fumetto occidentale, fa da degna cornice a una così solida trama. Ken Niimura, al suo debutto sul mercato americano, dimostra di saper padroneggiare uno stile sintetico e incredibilmente dinamico, frutto di una riuscita commistione culturale: mantenendo un tratto semplice e leggero, il disegnatore riesce a conferire il giusto peso a ogni passaggio narrativo, calcando la mano su quelli più cupi, e rimanendo più tenue in quelli più scanzonati. Con uno stile semplice ma incisivo, i due autori danno vita a un vero e proprio capolavoro del genere, capace di coinvolgere anche il lettore meno avvezzo a questo genere di fumetti, con la sua forza travolgente. Un albo che non dovrebbe mancare sulla mensola di ogni vero collezionista.

Scritto da Leonardo Ligustri.

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