I lungometraggi animati di Mamoru Hosoda sono come le ciliegie. Così, a pochi giorni dall’uscita home video di Wolf Children, può prendere voglia di rivedere La ragazza che saltava nel tempo e lo sfortunato Summer Wars. Difatti, non c’è altro aggettivo da usare, se non questo, che bene sintetizza la tiepida pubblicizzazione che ha avuto in Italia. Così, mentre Wolf Children è uscito nei cinema italiani, anche se per una sola giornata, e La ragazza che saltava nel tempo viene esaltato da un dvd a tiratura limitata ricco di extra e da un booklet di pregio, il racconto incentrato su una grande battaglia estiva gode soltanto di una scarna edizione home video. Eppure, l’ottima sceneggiatura, i dialoghi frizzanti e la cura degli aspetti tecnici ne hanno decretato il grande successo mondiale e l’hanno portato a vincere sette trofei al Tokyo International Anime Fair 2010.

Detto questo, un’altra etichetta da relazionare al film potrebbe essere quella indicativa di “prodotto per famiglie“: in questo senso, la storia non deve forzatamente corrispondere a qualcosa di banale, bensì si distingue per il suo procedere lineare. Vero è che la vicenda raccontata si svolge contemporaneamente in due non-luoghi che stimolano l’immaginario di ognuno legato all’esuberanza giovanile e ai ricordi delle vacanze: il primo è la tenuta della dinastia Jinnouchi, piena di ricordi e sopravvissuta, come la bisnonna Sakae e i suoi parenti, alle tante situazioni di crisi affrontate dal Giappone negli anni; il secondo pullula di vita come la ridente villa, ma nel suo essere virtuale non è soggetto al consumare del tempo, se non nella sua forma convenzionale rappresentata dall’Orologio Mondiale.

Così, l’avventura intrapresa da Kenji Koiso, un liceale appassionato di matematica e del MUVE chiamato OZ, diventa l’occasione per una riflessione sulla famiglia moderna, mettendo a confronto figli e genitori, che trovano nella saggezza della bisnonna un’ancora a cui abbarbicarsi per prendere il futuro di petto. Tutto inizia quando Kenji viene presentato a sua insaputa come il fidanzato di Natsuki e si troverà coinvolto nelle vicende di questa famiglia, riunitasi al gran completo per festeggiare il novantesimo compleanno della vecchietta. Data la dimensione altamente corale della storia, non mancano, oltre ai momenti comici, anche altri di gran sentimento, come quello in cui l’anziana riaccoglie in casa Wabisuke, la pecora nera della famiglia.

Lentamente, le vicende reali si intrecciano con le forme, i colori e i pixel del favoloso OZ, e il paragone con il ciclo di libri scritti da Lyman Frank Baum ci sta tutto. In OZ quattro milioni di persone possiedono un avatar dalle forme più stravaganti per socializzare con gli altri iscritti, per vestirlo e per fargli praticare sport: un mondo a metà tra Second Life e Pet Society. Ecco perché le azioni di una I.A. hacker chiamata Love Machine non minacciano solo i loro account, ma anche i tanti servizi pubblici e le aziende che, per velocizzare il lavoro e i pagamenti, si sono spostate sul web. Nel farlo, questa intelligenza artificiale sta trasformando ogni livello del programma in un potenziale ring per adrenaliniche scene di combattimento, che hanno poco da invidiare a Dragon Ball e Naruto. Inoltre, il fisico da lottatore con cui Love Machine si presenta, contrapposto al rassicurante coniglio bianco King Kazma, non solo facilita il trasporto dei più piccoli, ma anche puntella un racconto a tratti molto dialogato.

Allo spettatore adulto, per godere della spettacolarità del film o apprezzarne la storia, non serve sforzarsi di abbassare la propria età anagrafica, oppure ridere sornione di citazioni e battute che nessun bambino potrebbe mai comprendere, come accadeva in Shrek o Cattivissimo me. Summer Wars inizia come un classico romanzo di formazione, quando Kenji lascia il suo sgabuzzino da informatico per andare incontro all’ignoto, ma a prevalere è il racconto collettivo, dove ognuno è valorizzato per quello che già è. Così, anche lo spettatore viene assorbito da una visione partecipativa e mutevole agli occhi di chi guarda. Ancora una volta il Giappone domina il diamante del campo di gioco dalla casa base, mentre tutto l’Occidente si prepara a lanciare. La sfida è sempre aperta.

Scritto da Gianluca Lamendola.

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