Innamorati dei cartoni animati, Rossana
Rossana, la protagonista del manga di Miho Obana (Kodomo no Omocha) e dell’omonima serie TV è una idol, ragazzine che vengono lanciate nel mondo dello spettacolo come cantanti o attrici attraverso abili operazioni di marketing che sfruttano la loro immagine innocente e fresca in modo intensivo, fino all’esaurimento.
La storia è quella di Sana Kurata, una ragazzina di undici anni, divisa fra la sua vita scolastica e una brillante carriera di attrice. Non sono rari gli incontri di Sana con personaggi del mondo dello spettacolo nipponico, fin dalla prima puntata, dove Sana si complimenta negli studi di Kodomo no Omocha (letteralmente Il giocattolo dei bambini), il programma televisivo che l’ha resa famosa, con il cantante dei Tokyo, gruppo idol giapponese autore della sigla di apertura dell’anime.
Gli otaku lo hanno da tempo definito uno “shojo on acid” ovvero una storia per ragazze in versione acida. Del genere shojo, Rossana conserva soltanto lo stile figurativo e la particolare attenzione agli aspetti relazionali tra i personaggi, ma è evidentemente molto distante dal carattere sentimentale e drammatico di molti prodotti per ragazze. Non a caso la protagonista, Sana, cerca spesso di riportare la sua storia sui binari predefiniti dello shojo con frasi del tipo “Non posso comportarmi in questo modo, sono la protagonista di uno shojo manga” o “La mia vita non assomiglia a uno shojo”, con l’unico risultato di rendere ancora più evidente la distanza di questo anime dal suo modello di origine.
L’anime, che per i primi episodi sembra giocare esclusivamente le carte della demenzialità e della frenesia, arriva anche a introdurre momenti estremamente profondi e toccanti, tanto da battezzare episodi come il diciassettesimo “puntata da vedere solo a portata di kleenex”.
In Rossana vengono infatti affrontate alcune delle tematiche che sono al centro del dibattito culturale e sociale in Giappone: la rivalità che si fa sempre più pressante su ogni individuo della società nipponica, l’inflessibilità degli orari imposti dal sistema, la lotta per essere qualcuno e distinguersi dalla massa sacrificando ogni volta una parte di sé in un continuo processo di crescita, l’insofferenza e il rifiuto da parte dei giovani di fronte alle regole tradizionali e il lento decadere di queste stesse regole. I temi “forti” della narrazione non sono però affrontati in modo drammatico, ma attraverso un’esplosiva serie di gag dissacranti e situazioni nonsense che si susseguono incessantemente.
In Rossana la velocità narrativa è tale che più personaggi parlano allo stesso tempo, tra balli, musica latina e rock che si mischiano, in una confusione reale di suoni e colori. Come si è detto, però, non sono solo le battute strampalate a rendere interessante la storia, ma soprattutto i problemi che tratta: Rossana diventa una sorta di manuale di vita per tutti i bambini e gli adolescenti che stanno sperimentando le problematiche della vita in Giappone. Ognuno dei personaggi rappresenta poi una versione al vetriolo di un particolare gruppo sociale: Sana, come già detto, è il prototipo delle idol; la madre di Sana è, invece, la parodia di quella casta sociale agiata del Giappone ancorata alle regole e all’etichetta, in grado di non scomporsi davanti a nulla e ddi risultare perfettamente a proprio agio indossando assurdi copricapo abitati da MaruChan (uno scoiattolo) o girando per la casa con un’automobile a pedali; Akito Hayama, calmo, freddo e distaccato, rappresenta quasi la nemesi di Sana, ma è anche un perfetto esempio del disincanto e dell’indifferenza a norme e valori tradizionali della nuova generazione “di cristallo” che sta prendendo piede nella società giapponese.
Rossana usa dunque la storia della idol di turno come un espediente per mettere a nudo il cinismo che si nasconde dietro il dorato mondo dello spettacolo e per parlare alla nazione della crisi dei valori tradizionali e delle problematiche legate al mondo adolescenziale.
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Lo ammetto, quando trasmisero questa serie su mediaset non ci avrei scommesso sopra un soldo bucato. Invece si è rivelata una piacevole sorpresa. Dal punto di vista della sceneggiatura, era facile cadere nella trappola di una protagonista idol lolitesca che titillasse le fantasie di qualche otaku (ultra)trentenne, invece il tutto si è mantenuto su un equilibrio più sensato ed efficace. Peccato per l’ignobile censura che ha funestato l’edizione televisiva nostrana. Come dimenticare il “primo giorno” di Sana trasformato magicamente nella sua festa di compleanno? Roba da impiccagione degli adattori in pubblica piazza