Secondo terzo del 2013, vediamo quali sono i cartoni animati a cui vale la pena dare un’occhiata durante quest’estate ballerina.

Free!
È arrivato. Sta accadendo. L’anime con la più alta concentrazione di fan service maschile di tutti i tempi è qui. E noi non si può fare a meno di osservare affascinati, puntata dopo puntata, i deltoidi scolpiti e gli adduttori levigati dei cinque protagonisti, nuotatori agonistici alle prese con i soliti problemi adolescenziali, mentre si flettono, si tendono e sbrillucciano inumiditi d’acqua clorata. Tutto il resto – intreccio, animazione, colonna sonora – è inesorabilmente secondario. Un guilty pleasure senza rivali degni di nota.

Gin no Saji – Silver Spoon
L’anime è tratto dall’ultimo manga di Hiromu Arakawa (già autrice del bel Fullmetal Alchemist), e si tratta di un’ottima commedia a sfondo agrario. Già. La storia vede il protagonista, un ragazzo che si iscrive a un istituto agrario dell’isola di Hokkaido – pensando così di dover faticare di meno rispetto al frequentare un qualsiasi altro istituto superiore – scoprire un mondo del tutto inaspettato, fra amicizie da conquistare e nozioni (ben illustrate e descritte) di agricoltura, pastorizia e allevamento da apprendere. Eh. E il bello è che si ride pure moltissimo.

Gravity Falls
Giunto alla conclusione della sua prima stagione (la seconda è già in cantiere), Gravity Falls si conferma come la miglior nuova produzione ‘meregana dell’ultimo anno. Stramba, divertente, ambigua, a tratti sottile e a tratti caciarona, l’opera dispiega una serie di meccanismi narrativi oliatissimi, una maniacale attenzione per ogni singolo dettaglio visivo e un notevole tono fra l’ironico e il bizzarro.

Uchōten Kazoku
In quello che potrebbe essere lo Tsuritama della stagione, ovvero una commedia sorprendentemente gradevole e sopra le righe, il protagonista Shimogamo Yasaburō cerca di scoprire i motivi della morte del padre, mangiato da alcuni esseri umani. Già, perché Shimogamo fa parte di una famiglia di tanuki, dei cani procioni in grado di assumere qualsiasi sembianza, e il cui compito, nell’anime, è quello di sorvegliare un antico santuario. Bel character design, tratto particolare, ottima colonna sonora: ci si può aspettare grandi cose.

Toaru Kagaku no Railgun S
Ennesimo capitolo di un fortunatissimo franchise narrativo, che conta già su tre precedenti serie animate (più una trentina di romanzi, alcuni manga e diverse riduzioni radiofoniche), Toaru Kagaku no Railgun S non è, fortunatamente, la solita serie per i soli appassionati, visto che si lascia comunque guardare con piacere anche da chi non ha mai avuto occasione di vedere la serie precedente o le due di Toaru Majutsu no Index (di cui questa serie è uno spin-off). Gli elementi sono sempre quelli (magia, espers, ragazzine pucci e ragazzotti più o meno imbranati che, di volta in volta, si menano o si fanno le storiacce), mescolati con abilità in mini archi narrativi che svelano, mano a mano, i pezzi di una architettura più generale e soddisfacente.

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