Il mistero della pietra azzurra di Hideaki Anno. Ogni anno il mio 8 marzo arriva e passa lasciandomi in bocca uno strano retrogusto di occasioni non colte e ruoli ancora tutti da definire per le donne. Questa volta mi sono chiesta perché, tra mimose e dibattiti, non si parla mai del diritto delle donne all’avventura. Essere protagoniste di viaggi grandiosi e straordinari, come accade a tante eroine dell’animazione giapponese, è un diritto e anche una scelta che ogni donna deve a se stessa. Sembrano saperlo bene le protagoniste femminili di Hayao Miyazaki, ma mai nessuna ha messo in pratica questa consapevolezza con più coraggio e dedizione di Nadia. L’eroina femminile ideata dal grande maestro e portata alla vita da Hideaki Anno per la Gainax è il miglior esempio di come in Giappone il riscatto della difficile condizione femminile passi anche e soprattutto attraverso i mondi animati.

“Una bellezza che ha resistito a tanti corsetti fisici e mentali, a tante costrizioni, soprusi, divieti assurdi, dogmi, asfissia, desolazione, sadismo, cospirazioni del silenzio e umiliazioni – una bellezza del genere è un miracolo di eroismo”. Così Amelie Nothomb nel suo “Stupore e Tremori” descrive la sua ammirazione per le donne giapponesi, capaci di emergere nonostante un sistema strutturato sulla loro sistematica repressione. E’ però negli anime e nei manga che al femminile viene aperto lo spazio dell’avventura e del viaggio.

I mondi disegnati sono, infatti, popolati di eroine femminili e femministe come Nadia, una quattordicenne acrobata del circo nonché orfana dal passato misterioso. Siamo nel 1889 e già questa data basterebbe a farsi un’idea di quanto questo personaggio femminile proietti sull’ambiente che la circonda un’aura rivoluzionaria. La vita di Nadia viene sconvolta nel momento in cui uno scalcinato trio di ladri di gioielli tenta di rapirla per impadronirsi di Blue Water (la pietra azzurra), la gemma che la ragazza porta appesa al collo e che rappresenta forse l’unica chiave per comprendere il suo passato e le sue origini.

Nel tentativo di sfuggire ai suoi inseguitori, Nadia si imbatterà in Jean Coq de Raltigue, un giovane genio della tecnica impegnato a creare mirabolanti invenzioni che però non sempre funzionano come lui si aspetterebbe. Ed è qui il secondo scarto rispetto al tradizionale ruolo assegnato alla donna nei classici romanzi d’avventura: Nadia non è la damigella in pericolo bisognosa del salvataggio dell’eroe, ma una donna emancipata che lotta per affermare il proprio diritto a una vita spinta dalla passione e dal desiderio di conoscenza. Jean non è il suo salvatore, ma il suo compagno di avventura. Un’avventura che è cercata e al tempo stesso innescata da Nadia stessa.

La fuga dei due ragazzi altro non è che l’inizio di un grandioso viaggio che porterà lo spettatore a comprendere quali segreti e misteri si celino dietro a Blue Water e Nadia a maturare nel suo ruolo di donna ed eroina. In questo percorso di formazione Nadia incontrerà la sua nemesi, il malvagio Gargoyle, che vuole impadronirsi della pietra azzurra, in cui è in realtà racchiuso lo spirito del popolo di cui Nadia è ultima discendente, per completare la Torre di Babele, temibile arma che permetterebbe al suo impero di Neo-Atlantide di affermarsi sul mondo intero per poi restaurare il regno di Atlantide, distrutto molti secoli prima. Non mancheranno gli alleati come il Capitano Nemo, comandante del sottomarino Nautilus, che rimarranno però solo accompagnatori della protagonista, a cui mai sarà sottratto il ruolo di eroina e unica speranza per la salvezza dell’umanità.

Come si evince da questa breve descrizione, la trama de Il mistero della pietra azzurra è ispirata al romanzo di Jules Verne 20000 leghe sotto i mari, ma anche a passi della bibbia e a leggende come quella legata al regno di Atlantide. Le suggestioni classiche sono contaminate con tutta una serie di elementi tratti dall’universo fantascientifico e neo-tecnologico: ecco allora che il Capitano Nemo pilota un sottomarino iper-tecnologico, i malvagi utilizzano armi atomiche e la posta in gioco sono la distruzione del mondo conosciuto e l’insediamento di una nuova civiltà aliena.

I 39 episodi in cui si snoda la vicenda sono ricchi di colpi di scena, agnizioni inaspettate e sequenze avvincenti, elementi che hanno senza dubbio contribuito a rendere l’anime una fra le serie più famose di tutti i tempi in Giappone. Prodotta dallo studio Gainax, Il mistero della pietra azzurra riscosse infatti un successo strepitoso durante la sua prima messa in onda fra il 1990 e il 1991, e contribuì a rilanciare il genere classico e a proporne una nuova interpretazione.

La vera chiave di volta di questa serie è però la rappresentazione di una protagonista femminile che agisce e combatte senza bisogno di mascherarsi in abiti maschili o di nascondere la propria bellezza. Nadia è anzi di una bellezza struggente e appassionata, una bellezza capace di sopravvivere alle costrizioni di un mondo di uomini e di leggi fatte da uomini. Una bellezza esibita e orgogliosa che non si vergogna della propria natura femminile, ma che anzi ne fa un punto di forza.

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