Stupi-Shinji è tornato! E questa volta in anteprima al cinema rispetto alla distribuzione home video targata Dynit, anche se soltanto per il 25 settembre grazie a Nexo Digital. In Evangelion: 3.0 You Can (Not) Redo, Hideaki Anno mostra nuovamente del sadismo nei confronti del suo protagonista: prima, rimasto senza madre fin da quando era piccino e comandato a bacchetta da un padre che lo vede solo come mezzo per raggiungere i suoi scopi; ora, abbandonato anche da tutti i suoi amici per aver provocato il catastrofico Third Impact. Eppure, nel finale del film precedente, lui voleva soltanto salvare la sua amica Rei Ayanami.

Così, questo ragazzo – prescelto certo, ma di cui ogni altro personaggio della storia avrebbe fatto volentieri a meno (compreso lo spettatore) – si trova a confrontarsi con un disperato senso di colpa che destabilizza la sua già difficile ricerca di se stesso. Sempre in fuga dalla realtà e dagli altri per non provare dolore, Shinji Ikari era riuscito a trovare un nuovo equilibrio in Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance come pilota dell’Eva01 per non avere responsabilità e per godere soltanto dell’approvazione altrui. Ma l’apparente morte delle sue colleghe Asuka e Rei, lo aveva fatto ricredere fino a spingerlo a fare una scelta: eroica, squisitamente umana, ma altrettanto infelice, se non egoista.

Le vicende di You Can (Not) Redo prendono il via dopo un salto narrativo di ben 14 anni, che nel suo rivelarsi spiazzante si dimostra fondamentale per la caratterizzazione dei personaggi: mai così spietati ed egoisti, anche se, a dirla tutta, alcuni, proprio per il loro allontanamento da Shinji, si perdono troppo nell’ombra. Pertanto, la storia nei suoi 95 minuti (poi, aumenteranno nell’edizione DVD e Blu-ray) non solo non è adatta ai neofiti, ma risulta molto ostica anche ai fan di vecchia data, visto il modo in cui si distacca dall’anime televisivo con dei risvolti del tutto inattesi.

Tuttavia, a fare da punto di contatto con questo penultimo capitolo della nuova tetralogia su Evangelion ci sono ambienti e scene minimali, spesso (quasi) inanimate per dare risalto alle parole e ai pensieri dei personaggi. In verità, i tipici sottotesti della saga originale non si dissolvono di fronte all’innesto della nuova storyline, bensì la completano: la simbologia biblica, la riflessione sul significato di umanità si intrecciano al racconto di guerra e alla ricerca di redenzione all’interno di esso.

Gli Eva, come i classici robottoni, diventano lo specchio di piloti spinti oltre il limite – tanto da assumere qui le fattezze grottesche e mostruose degli stessi giganti (creati da Adam, il primo angelo) – nell’esprimere le loro emozioni durante la battaglia. Un aspetto fondamentale nella saga, che viene a mancare quando, nell’azione, si intromette la computer grafica, con quel suo apparire troppo fredda e slegata dal resto della scena.

Completano il quadro la misteriosa SEELE, il fidato (?) Kaworu e nuovi tipi di Angeli, che tornano a minacciare l’umanità con sembianze sempre più psichedeliche e malleabili rispetto a quelle, ben più caduche, dei nostri eroi. E a noi – sarà (forse) per questo loro non essere super (seppur inseriti in un contesto che lo è, eccome) – piacciono così, anche se non lo ammetteremo mai: tutti siamo un po’ Shinji Ikari.

Scritto da Gianluca Lamendola.

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