La favola di Conan il ragazzo del futuro (Mirai shonen Conan), come tutte le favole più belle, nasce e cresce attraversando una serie di fortunose coincidenze e fortunati incontri. Vale dunque la pena di raccontare la storia di questo anime, ma anche la favola della sua creazione ad opera del trio di grandi raccontastorie Hayao Miyazaki, Keiji Hayakawa e Isao Takahata.

C’era una volta una televisione pubblica di nome NHK che nel 1978 decise di fare un esperimento animato. Si recò così dalla più grande casa di animazione dei tempi, la Nippon Animation (ex Zuyo), e le chiese di realizzare una serie televisiva per bambini delle scuole elementari. La NHK non aveva mai prodotto anime prima di allora e nella sua inesperienza offrì allo studio di produzione un finanziamento molto superiore alla media, del resto essendo una tv di stato poteva permettersi di spendere molto di più di una tv privata. C’era una volta un giovane di belle speranze di nome Hayao Miyazaki che nonostante il talento e un buon impiego presso la celebre Nippon Animation non riusciva a sfondare come animatore e sceneggiatore. C’era una volta uno scrittore americano di nome Alexander Key che pensava che “i giovani sono i soli per i quali valga la pena scrivere” e dopo essere tornato da una sanguinosa guerra aveva deciso di scrivere un romanzo di fantascienza antimilitarista ed ecologista dedicato proprio ai ragazzi. Il suo The incredible Tide si rivelò però un romanzo modesto e finì presto nell’oblio.

Contro ogni aspettativa la Nippon Animation chiede ad Hayao Miyazaki di usare proprio il romanzo fantastico di Alexander Key come base della serie per bambini tanto desiderata dalla NHK. Hayao legge il racconto di due Nazioni che innescano un conflitto nucleare tanto devastante da inabissare interi continenti, e scopre che racchiude un tesoro di idee incredibili, come l’incredibile onda nel suo titolo. Il visionario animatore nipponico parte dal nucleo del romanzo di Key per sviluppare una storia profondamente contaminata dall’estetica e dall’etica giapponese, che realizzerà insieme all’amico regista Isao Takahata e allo storicfo collaboratore Keiji Hayakawa. Il risultato finale è Mirai shonen Conan, una serie tanto spettacolare quanto lontana dall’originale e costosa.

Godendo di grande libertà di espressione da parte della casa di produzione, forse troppa come ricorderà lui stesso, Hayao Miyazaki finisce per “sfigurare” l’opera originale: “non sapendo che accordi aveva preso la Nippon con la NHK ero allo sbaraglio. Il romanzo mi sembrava troppo serio quindi l’ho trasformato in un grande fumetto di avventura. Mi hanno criticato molto per aver sfigurato l’opera originale. Ma ho mantenuto quello che mi aveva affascinato del libro, il suo messaggio principale: alla caduta di qualsiasi “grande civiltà” prendono sempre il sopravvento dei “primitivi”, non intesi in termine negativo ma come persone dotate di una grande forza vitale, piene di salute e che vogliono ricostruire un nuovo mondo”.

Nel Conan di Miyazaki l’uomo ha contaminato il mondo con le armi, la guerra e la violenza e ora vive in un ambiente per larga parte ostile. Alcune persone, avendo fatto tesoro di quest’esperienza, hanno dato vita, dopo molti sacrifici, a una “comunità-paradiso” fatta di lavoro serio e sereno. A questa comunità ideale si oppone Industria, una società “dove tutto è di pietra e di ferro, senza un albero o un filo d’erba” e dove, non a caso, non ci sono bambini. Nell’opera di Miyazaki i giovani protagonisti hanno un rapporto privilegiato con la natura e rivelano un salto di qualità rispetto al mondo adulto da cui sono nati. La superiorità della “nuova generazione” vede innanzi tutto in Conan (che gira scalzo in libertà) una forza straordinaria: lui è il ragazzo del futuro, come recita il titolo giapponese, l’unico in grado di sconfiggere Industria e ripristinare l’antico equilibrio uomo/natura. Un rapporto visto attraverso la lente shintoista per cui l’uomo vive intervenendo sulla natura, coltivandola e raccogliendone i frutti, ma al tempo stesso riconoscendo la sua dipendenza ed esprimendo agli spiriti che abitano il cosmo gratitudine e rispetto.

L’animazione fluida e la scenografia suggestiva di questo piccolo capolavoro dell’animazione giapponese, noto semplicemente come Conan, ci introducono a una visione alternativa del mondo post-apocalittico. Una visione che si conclude, come in una fiaba degna di questo nome, non con un classico lieto fine, ma con un finale aperto alla speranza e al futuro.

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