Monsters & Co. di Pete Docter. Da piccoli, quando è ora di andare a nanna, i ragazzini sanno che ci sono dei mostri nascosti sotto il letto. E se fossero le creature della notte a temere i bambini? Mike e Sulley, gli spaventatori N.1 della Monsters & Co. (l’azienda energetica a base di urla infantili) sanno che non esiste nulla di più tossico di un giovane adulto. L’arrivo della piccola Boo a Mostropoli, considerata una minaccia per l’intera città, sconvolgerà le loro vite.

Dopo Toy Story, lo studio torna a raccontare il tema dell’amicizia (il legame tra Mike e Sulley, narrato nel brano “If i didn’t have you” di Randy Newman) e aggiunge una brillante rilettura del rapporto bambino/mostro, qui amorevole e paterno (Sulley/Boo). Sulley e Mike (doppiati in originale da Billy Crystal e John Goodman), più che colleghi, sono una famiglia omoparentale, pronti a tutto pur di difendere Boo. Infatti, la piccola è ancora troppo giovane per poter sopravvivere a Mostropoli, città disneyana (colorata e allegra), ma ostile (la ricerca del profitto a tutti i costi a discapito dei più piccoli). I mostri diventano così un veicolo per raccontare non solo le virtù dell’essere umano, ma anche i difetti che lo dominano. In particolare la chiusura verso le diversità, vista come la causa di credenze infondate (i bambini, considerati tossici a priori) e come motivo di esilio per i più deboli (L’abbominevole/amorevole uomo dello Yeti).

Brillante anche il registro comico: dal finto musical “Su riporta quell’affare dove stava” (messo in scena durante i credits finali), alla perdita di sensi multipla di Sulley, fino alle intrusioni del CDA (Children Detaction Agency), passando per il notiziario TV, la regia di Pete Docter dimostra una sapiente padronanza dei tempi comici, con echi da commedia degli equivoci, e un incredibile senso del ritmo. Lodevoli, inoltre, la “falsa partenza” iniziale (ambientata non in una cameretta, ma all’interno di un simulatore di speventi), i toli di coda con “gli errori del cast” e il rassicurante No monsters were harmed in the making. I personaggi secondari sono ben caratterizzati e buffi, tra tutti Celia, fidanzata dai capelli serpente (doppiata da Marina Massironi), la burbera Roz e lo sfortunato George Sanderson.

Curatissima l’animazione, compresi i titoli di testa, realizzati in 2D da Geefwee Boedoe (un susseguirsi di mostri e porte), e la computer grafica, qui alla sua resa più spettacolare (la corsa nella “sala delle porte”).

Pixar non rinuncia alle tradizionali autocitazioni (la bambola di Jessie e un cameo di Rex, provenienti entrambi da Toy Story 2) e con spirito altrettanto goliardico anticipa i prossimi progetti dello studio (Boo mostra a Sulley il pupazzo di Nemo). Spazio anche per citazioni Disney (le canzoncine di Boo) e riferimenti a Armageddon (l’arrivo dei dipendenti in fabbrica) e Ricomincio da capo (la sveglia del mattino).

Monsters & Co. si schiera dalla parte di orchi e fanciulli nel modo più intelligente possibile: riabilita la figura del mostro e garantisce ai giovani sonni tranquilli. Il regista Pete Docter, infatti, sfata uno dei più grandi spauracchi infantili e invita il pubblico ad andare oltre le apparenze, magari all’interno di un armadio popolato da amorevoli mostri dello yeti.

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