Pixar in 4. Up: la recensione
L’anno dopo il formidabile Wall.E, la Pixar conferma di arrivare al giro di boa del primo decennio del secolo in splendida e smagliante forma, con l’altrettanto straordinario Up, film che scorre fluido come un esempio di cinema classico e che riesce ad amalgamare alla perfezione i diversi toni e le varie chiavi di lettura, unendo la leggerezza e la limpidezza dei cartoni animati “di una volta”, e l’innovazione e la sperimentazione tipiche di John Lasseter and Co.
Il film, diretto da Pete Docter e Bob Peterson sceneggiatore (il primo, volendo schematizzare un po’, dei film più “innovativi” come Wall-E e Monsters&Co, il secondo dei più “tradizionali” Alla Ricerca di Nemo e Ratatouille), racconta una lunga e avventurosa rielaborazione del lutto, su cui si basa il racconto di formazione: quest’ultimo, come tipico della Pixar, interessa il protagonista adulto, spinto a riflettere su di sé e sul suo passato dall’intervento del personaggio più infantile, almeno in parte già consolidato e consapevole. Il viaggio intrapreso dall’arcigno Karl, vedovo vittima della nostalgia e di malintesi rimpianti, doveva essere una fuga definitiva, un tentativo disperato ed utopico di riavvicinarsi, idealmente, alla moglie scomparsa compiendo l’avventura da loro sempre sognata e, per i casi della vita, mai svolta. Invece, per l’intervento del goffo, ingenuo e generoso Russell, diventa la constatazione che, per così dire, la grande avventura era già stata svolta affrontando le piccole e grandi sfide della normalità, e che la vita non aveva chiuso le porte al protagonista con la scomparsa dell’adorata consorte.
Questo processo di superamento del lutto -e di rinascita- è perfettamente inserito nella cornice d’esotico racconto d’avventura, come tradizione impone supportato da una costante vena di buffoneria, con le due chiavi narrative che si supportano alla perfezione. Perché Up può anche essere letto come un invito a vivere con consapevolezza la normalità, a non considerarla necessariamente come pura routine continuando a rimpiangere un altrove idealizzato; accettando le inevitabili amarezze e malinconie come parti fondamentali del vivere – e anzi come spinte – e non come mostri da combattere e nascondere. Up è anche un libretto d’istruzioni, su come affrontare le illusioni, i sogni e i ricordi, fondamentali tanto quanto, se totalizzanti, ricchi di controindicazioni.
Una precisa, tanto nascosta tra le righe quanto chiara, visione del mondo, resa in maniera semplice e allo stesso tempo quasi spietata, che in tempi di opportunità e sogni all’apparenza alla portata di tutti e di felicità e allegrie apparenti e vacue, diventa quasi una posizione ideologica.
Edoardo P. | Chiara C. | Davide V. | Eugenio D. | Sara S. | ||
9 | 9 | 8 | 6 1/2 | 9 |
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