Un Gatto a Parigi: la recensione
Dino è un gatto dalla doppia vita. Di giorno amorevole compagno della piccola Zoé e di notte compare del ladro funambolo Nico. Gattaccio opportunista o felino che ha capito qualcosa che noi umani non siamo ancora in grado di comprendere? Un gatto a Parigi è un film d’animazione prodotto nel 2010 dallo studio francese Folimage, già candidato all’Oscar come miglior lungometraggio animato, e finalmente distribuito in Italia, proprio sotto le feste di Natale, quando la concorrenza a cartoni animati si fa più dura. Apparentemente svantaggiato di fronte ai Pinguini della Dreamworks e al robot eroe della Disney, ma con una vera marcia in più, da un punto di vista pittorico, narrativo e artistico. Un piccolo film, delicato, che pur affrontando un delitto e avendo un pericoloso gangster per cattivo, colpisce dritto al cuore con l’arma più micidiale che ci sia: l’amore.
Un amore smisurato verso il cinema (con ammiccamenti a Quei bravi ragazzi, Le iene, La morte scorre sul fiume) verso l’arte (Van Gogh, Modigliani, ma non solo), ma soprattutto verso il pubblico, mai trattato con superficialità. Un tipo di animazione classica e al tempo stesso d’avanguardia, ma sempre coinvolgente e addirittura sorprendente per i cambi di prospettiva, colore e per gli smussamenti improvvisi delle linee aguzze (quanto serve!). C’è poi tutto il fascino della Parigi di un tempo, con il jazz e la luna sui tetti, che stride volontariamente con l’ambientazione contemporanea tra telefoni cellulari e banconote in euro.
Un film che ci riporta a un tempo in cui il cinema per bambini raccontava la vita vera, i sentimenti, gli affetti senza paura di affrontare temi “vietati ai minori”. Perché non c’è argomento che non possa essere discusso con i più piccoli, basta saper usare il linguaggio giusto. E Un gatto a Parigi, oltre a sapere come si parla ai bambini di tutte le età, si permette anche il lusso di essere un bravo maestro, usando forme narrative semplici e codici visivi perfetti per imparare a metabolizzare colori, forme e opere d’arte. Una visione necessaria a chi vuole far crescere bene i propri figli: il miglior regalo di Natale che ci sia.
Scritto da Sara Sagrati.
Sara S. | ||
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