L’uscita del nuovo film dedicato a Capitan Harlock ha riportato l’attenzione nei confronti del suo creatore Leiji Matsumoto, maestro della fantascienza e autore di opere che hanno segnato la storia dell’animazione giapponese, ma che hanno spesso ricevuto in Italia una diffusione limitata e molto tardiva, specialmente quelle realizzate per il cinema. Fa parte di queste gemme da riscoprire il lungometraggio del 1979 Galaxy Express 999 – Il film, tratto dall’omonima serie televisiva dell’anno precedente e distribuito in Italia soltanto nel 1996, direttamente in VHS. La storia racconta il viaggio di un ragazzo, Tetsuro, desideroso di un corpo artificiale, accompagnato da una donna affascinante e misteriosa, Maetel.

Va subito detto, per chi non conoscesse la storia e non avesse dimestichezza con la space opera di Matsumoto, che questo film è la trasposizione di un anime lungo 113 episodi, e che comprimere in poco più di due ore tutti i temi e gli spunti offerti nel corso dell’intera saga è un’impresa ardua, e non realizzabile senza inevitabili tagli e adattamenti. Eppure, Matsumoto e il suo degno collaboratore Rintaro, già regista della serie originale su Capitan Harlock uscita nel 1978 e all’esordio nel lungometraggio cinematografico, realizzano un film validissimo, profondo e commovente: non un bignami dell’anime, ma un poema lirico che brilla di luce propria, intriso di romanticismo (nel senso letterario del termine) e difficilmente intellegibile.

Il fascino dell’ambientazione e il coinvolgimento emotivo della trama non cancellano alcune licenze che gli autori si prendono rispetto alla serie televisiva – indubbiamente un capolavoro – e che sono riconducibili all’intenzione dell’autore di inserire la vicenda all’interno del suo universo narrativo, il Leijiverse, nel quale la storia di ogni personaggio viene riscritta più volte, a seconda delle esigenze del racconto, pur rispettandone il carattere e le motivazioni di fondo: in quest’ottica vanno considerate sia l’apparizione di Tochiro Oyama (assente nell’anime), in cui viene data un’altra interpretazione della nascita del suo legame con l’Arcadia rispetto alla serie su Harlock, sia quella, determinante per lo svolgimento degli eventi, dello stesso Capitan Harlock e di Emeraldas (protagonisti di un solo episodio della serie ciascuno), anche se il legame fra quest’ultima e Maetel verrà approfondito soltanto in opere più recenti dell’autore, i prequel Maetel Legend e Space Symphony Maetel.

E’ proprio Maetel, la bella ragazza dai lunghi capelli biondi e dallo sguardo malinconico, sempre vestita di nero, a prendersi cura del giovane Tetsuro, facendolo salire con sé sul treno spaziale Galaxy Express, che dovrebbe portarli nella galassia di Andromeda, per assecondare il sogno del ragazzo – promesso alla madre in punto di morte – di avere un corpo meccanico, quindi privo dei bisogni e delle debolezze di un normale corpo umano. Durante il viaggio, che li porta in giro per lo spazio, nasce fra i due un rapporto molto complesso, non privo di risvolti edipici (tuttavia senza mai scadere nella volgarità o nella pruderie erotica), con Tetsuro che vede in Maetel una specie di guida spirituale (contemporaneamente madre, donna amata e angelo custode) che lo porterà a rivedere le sue convinzioni e i suoi obiettivi.

Viene da sé che i personaggi secondari – come il buffo capotreno, qui ben doppiato da Mino Caprio, e la dolce Claire, dal corpo di cristallo – rimangano in secondo piano, e i nemici – come il sadico Conte Meccanico, metafora di un mondo sempre più disumanizzato, e la fanatica regina Prometheum – abbiano una forte valenza simbolica, mentre il ruolo ricoperto nel film dal Galaxy Express è paragonabile a quello dell’Arcadia nella serie di Capitan Harlock, ovvero è un espediente per capire la vita, ancora una volta attraverso il viaggio: un viaggio avventuroso in un universo immenso (tipico della space opera), che si trasforma in una riflessione su se stessi e sulle proprie motivazioni, anche a costo di esperienze dolorose.

E non importa se il percorso formativo di Tetsuro avviene nell’arco di soli quattro pianeti, contro gli oltre ottanta della serie animata: il ritratto psicologico dei due protagonisti è approfondito e convincente, ci si appassiona per loro, e nel malinconico finale – sulle note dell’orecchiabile canzone j-rock dei Godiego The Galaxy Express 999 – è difficile non commuoversi. Particolarmente bello, nella sua tragicità, il personaggio di Maetel, che incarna il messaggio dell’autore di esortazione a vivere la propria giovinezza, prima che sopravvengano i rimpianti, e a lasciare che i ricordi struggenti restino solamente un mezzo per realizzare il presente. Da qui, nella totale sfiducia di Matsumoto nei confronti di un progresso tecnologico sempre più scriteriato, che sottrae la giovinezza all’umanità, emergono il lirismo e il fascino epico del film.

Continua a errare su Facebook e Twitter per essere sempre aggiornato sulle recensioni e gli articoli del sito.