#digitalvertigo, la vertigine e lo smarrimento dato da una realtà sempre più aumentata digitalmente, dal potenziamento dell’esperienza sensoriale, dalla ricchezza e ambiguità della percezione: questo è il tema della VI edizione di roBOt Festival, manifestazione internazionale dedicata alla musica elettronica e alle arti digitali, in programma a Bologna dal 2 al 5 ottobre.

E dopo la prima, profonda vertigine data dal concerto inaugurale del 24 settembre, che ha visto David Sylvian dialogare con Christian Fennesz e Stephan Mathieu per il progetto “The Kilowatt Hour”, il Festival prosegue con un ricchissimo programma che unisce musica e arti visive, con un attenzione crescente, rispetto agli scorsi anni, per il cinema. La sezione Screenings presenta, infatti, sette titoli, tra cortometraggi e lungometraggi, di cui cinque in anteprima italiana. Fra i più interessanti Future Past Perfect, Parts 1-4, serie audiovisiva composta da quattro corti realizzata da Carsten Nicolai, aka Alva Noto, già ospite del festival per il concerto inaugurale dello scorso anno e Indie Game: The Movie, documentario sugli sviluppatori di videogiochi più visionari e indipendenti, premiato al Sundance Film Festival nel 2012. Senza dimenticare onedotzero_resonate di onedotzero, Energy Flow dello studio grafico The Field e Enaction di Carlotta Piccinini e Luigi Mastandrea, tre lavori che mostrano, attraverso immagini potenti e immersive, le ultime tecnologie digitali applicate all’audiovisivo, o We are Modeselektor, presentato in collaborazione con Biografilm Festival, o ancora Dancing Cities di Roberto Gual, che integra danza, cinema e architettura urbana.

Ma roBOt Festival sono anche le opere audio-video di Marcello Mercado, di Boris Labbè, di Francesca Arri e Retrophuture e le performance di Roberto Pugliese, Fake Samoa, Mendeni e Meanza e molti altri. E, soprattutto, l’incalzante programma di live e dj-set, vero cuore pulsante del Festival, in scena nelle sale di Palazzo Re Enzo e sui palchi del Link e del Tpo, con nomi del calibro di Tim Hecker, protagonista dell’opening di mercoledì, Thundercat, John Hopkins e Pantha du Prince. Ma le iniziative legate a roBOt non finiscono qui, tra workshop, premi, spazi dedicati ai più piccoli ed eventi di rilievo internazionale come il Music Hack Day, una 24h dedicata a programmatori, artisti e designer, per lo sviluppo di nuovi software e hardware per la musica, prima tappa italiana di un progetto inaugurato nel 2009 da David Haynes.

Un progetto – quello dell’associazione Shape, promotrice del Festival – che si fa più maturo e ambizioso di anno in anno. Da scoprire e seguire dopo attenta analisi del programma completo; il rischio vertigini digitali c’è, ma vale decisamente la pena provare.

Scritto da Barbara Nazzari.

Fonte: roBOt Festival

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