Emmy, Emmy, Emmy. Il fatto che le serie tv non abbiano nulla da invidiare al cinema non significa che ci si debba appropriare anche di tutti i difetti del baraccone dell’intrattenimento hollywoodiano. E allora perché, commissione che decide i vincitori degli Emmy, scegliete a chi dare quelle statuette alate come solo il più rimbambito membro dell’Academy sa fare? Che dire della sistematica mancanza di considerazione per Community e della quasi totale assenza di Game of Thrones nelle nomination? E perché una buona volta non vi decidete a premiare qualcosa di diverso dall’innocuo racconto di una simpatica famigliola caciarona?

Nominata dappertutto, Mad Men questa volta rimane a bocca asciutta, proprio nell’anno della sua stagione più bella e complessa. Alla raffinata interpretazione di un’America disorientata attraverso un decennio lontano che parla anche dell’oggi, si preferisce una ben più esplicita storia di CIA e terrorismo: stravince Homeland, serie per carità più che dignitosa, ma che non regge assolutamente il confronto con i pubblicitari di Madison Avenue. E va da sé che il marine Brody di Damian Lewis, eletto Miglior attore drama, non è degno nemmeno di accendere la sigaretta a Don Draper. Vince anche Claire Danes, perché interpretare una pazza fa sempre il suo effetto.

Per le comedy, constatiamo la solita solfa: Modern Family si porta a casa per l’ennesima volta Miglior serie e Migliori attori non protagonisti, Eric Stonestreet e Julie Bowen. Il tutto è più che discutibile, ma mai quanto l’Emmy come Miglior attore protagonista a Jon Cryer per l’inutile Two and a Half Man (Due uomini e mezzo).

Cosa rimane di buono? Il premio a Julia Louis-Dreyfus come Miglior attrice comedy per Veep, i meritatissimi quanto sorprendenti due Emmy a Louis C.K. per la sceneggiatura (per l’episodio di Louie “Pregnant” e per la regia di un variety show), l’Emmy per Miglior sceneggiatura di una miniserie al Jonathan di Buffy – L’ammazzavampiri, Danny Strong, per Game Change (che frutta il premio anche a Julianne Moore per l’interpretazione di Sarah Palin) e quello per Miglior attore non protagonista drama ad Aaron Paul, il nostro amatissimo Jesse Pinkman di Breaking Bad.

Il resto è noia, e soprattutto ben lontano dall’”eccellenza della programmazione televisiva” statunitense.

Qui tutti i vincitori.

Fonte: NY Daily News

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