Alex James e i fast food: un’insana relazione. La nostra passione per il mondo indie brit e per la buona cucina ci porta diretti verso la news pubblicata in questi giorni su NME (New Musical Express), una delle riviste britanniche indie-pop maggiormente in voga tra i giovani inglesi.

Si tratta di Alex James, bassista dei Blur: un nome che forse a voi non dirà molto (a meno che non siate fan accaniti del gruppo guidato da Damon Albarn), ma che in Inghilterra si trova spesso sulle colonne di importanti giornali. Infatti James sembra aver accumulato molti interessi in vari campi, oltre alla musica: si interessa di astronomia (apprendiamo dalla contestata Wikipedia) e di viaggi nello spazio. Nonché di viaggi di altro tipo, visto che sembra abbia dichiarato (Wikipedia, again) di aver consumato un milione di euro di cocaina in un anno.

Tuttavia, un’altra grande passione del controverso bassista di Boscombe, dalla frangia quasi emo (ma guai a dirglielo!) e dalle tendenze modaiole (posh come dicono da quelle parti), è la cucina. Scrive spesso e volentieri di cibo sul The Sun, uno dei tabloid più irriverenti e “urlati” della bella Albione. Peccato che però questa volta un suo articolo, pubblicato sul The Sun per l’appunto, abbia scatenato una vera e propria tempesta mediatica su Twitter. Il pomo della discordia è facile da chiarire: quell’articolo è una pubblicità per nulla occulta, anzi smaccatissima, dei fast food americani e delle grandi catene di junk food (cibo spazzatura) in Inghilterra. Da raffinato gourmet qual è, Alex James si fa ritrarre in visite approfondite presso gli stabilimenti industriali delle marche di fast food in questione, descrivendo le fasi di produzione, dalla vacca che bruca nel prato, fino al desk del fast food (quello con il clown e la M rossa e gialla, tanto per non fare pubblicità). James garantisce sull’affidabilità dei procedimenti e sulla qualità del prodotto, in veste di inedito Fazzuoli inglese (ve lo ricordate?) in stile linea verde bulimica, sorridendo felice e soddisfatto accanto ad enormi macchine per salsiccia e a gigantesche friggitorie con annesse alette di pollo, nemmeno fosse Disneyland.

L’articolo rasenta la pubblicità e l’elogio più ovvi, specialmente quando l’autore dichiara che i processi di produzione degli hamburger sono “magici” e che il fast food è “hot, tasty and convenient” (caldo, gustoso e a buon prezzo). Salvo poi aggiungere (sottovoce e magari tossendo, non si sa mai che qualcuno senta) che non è il caso, ovviamente di mangiare panini e patatine ogni giorno.

Commenti infuocati piovono sull’articolo, sulla pagina del tabloid e su twitter: qualcuno fa notare che in un paese dove una persona su quattro è obesa, questo tipo di giornalismo/marketing non dovrebbe essere ammesso. Molti pensano che Alex James avrà sulla coscienza il colesterolo di orde di adolescenti suoi fan. Ciò che è certo è che l’articolo di James si pone agli antipodi del documentario di denuncia (e non può non tornare alla memoria Super Size Me di Morgan Spurlock) D’altro canto, viste le uscite del bassista di Boscombe in merito all’uso di stupefacenti, non ci si può stupire del suo stile di vita non salutare. Insomma, come dicono gli americani don’t try this at home! E poi con una dieta del genere non c’è yogurtino della Carrà che tenga.

Scritto da Massimiliano Lollis.

Fonte: New Musical Express

Continua a errare con noi su Facebook e Twitter per essere sempre aggiornato sulle recensioni e gli articoli del sito.