Tra proiezioni video, incursioni in platea e immagini della memoria, prende vita la tragedia contemporanea dei Motus. La sala dell’ Astra di Vicenza, al completo, è immersa nel torpore di una mattinata nebbiosa nella Val Padana. Il  pubblico frastornato e febbrile è in attesa. Sul palcoscenico una figura androgina comincia ad ansimare. Si muove di scatto. Corre sul posto. E’ disorientata. Sola. Alle sue spalle si rincorrono immagini confuse. Si intravede un sentiero. E’ l’inizio di un viaggio assieme al teatro 2.0 dei Motus. L’ l’inizio di Alexis. Una tragedia greca, la loro ultima produzione.

Formatasi negli anni novanta dall’unione di Enrico Casagrande e Daniela Francesconi Nicolò, i Motus oggi sono una delle realtà più attive nel sottosuolo sperimentale del panorama teatrale italiano. Capaci di allestimenti acuti come i Monthy Pyton e dirompenti come L’ Urlo di Ginsberg, sono per lo spettatore una continua sorpresa.

Con  Alexis. Una tragedia greca propongono una rilettura del personaggio mitologico, partorito dalla mente di Sofocle, dell’ Antigone. Emblema della ribellione contro il potere, questa eroina a.c. è il “fil rouge” di una riflessione sul presente di un popolo, di un paese: la Grecia. La domanda: chi è l’antigone per te oggi? diventa il fulcro di un viaggio in questa terra martoriata dalla crisi e dalle rivolte degli ultimi anni.

Si parte da Tebe per raggiungere, nel cuore di Atene, il quartiere di Exarchia. Qui, il 6 dicembre 2008, è stato ucciso Alexis (Alexandros-Andreas Grigoropoulos). Aveva solo quindici quando un proiettile esploso dalla pistola di un militare lo ha raggiunto al petto trasformandolo in un nuovo eroe- icona della gioventù ribelle soffocata nel sangue.

Tanta l’amarezza che scatena il sentir narrare la sua storia e quella di altri giovani che non vogliono sottomettersi a un governo repressivo e ingiusto. La drammaturgia toccante e affilata porta alla luce una verità scomoda taciuta dai media. Il teatro torna alle sue origini diventando uno strumento di riflessione sociale, che porta a una presa di coscienza collettiva. Anche la nostra Italia in fondo è in bilico sul baratro.

Il tempo è poco e l’acqua si sta alzando anche per noi.

Quando le luci si spengono, ancora frastornati, non si riesce a smettere di applaudire.

Scritto da Micol Lorenzato

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