Lascia davvero con l’amaro in bocca il Leone d’oro di Venezia 72 assegnato a Desde Allà del venezuelano Lorenzo Vigas. Un riconoscimento forse eccessivo, se non del tutto immeritato, in linea con una valutazione nella maggior parte dei casi più che discutibile da parte della giuria presieduta da Alfonso Cuaron.

Il film mette in scena il torbido rapporto fra un odontotecnico gay di mezza età (un impenetrabile Alfredo Castro, comunque convincente) e un ragazzo di strada minorenne. Una storia di sesso estremo e malato, di attrazione violenta che si tramuta in ossessione e poi in qualcos’altro, in un progressivo ribaltamento di prospettive che non si tira indietro quando si tratta di mostrare gli aspetti più sgradevoli dei protagonisti – nei quali non è facile identificarsi – ma, oltre alle immagini forti e a una certa padronanza registica – che si esprime soprattutto nel frequente cambiamento di messa a fuoco a seconda del punto di vista del personaggio – offre ben poco sul piano narrativo. La scarsità di dettagli che ci viene offerta sui protagonisti finisce poi per impoverire la trama riducendo all’osso una sceneggiatura già di per sé non esente da tempi morti. Un Leone sdentato.

Di seguito gli articoli 2015 a cura di Edoardo Peretti, Giampiero Raganelli, Sara Sagrati e Davide Vivaldi:

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