Pixar in 4. Alla ricerca di Nemo: la recensione
Tra gli appuntamenti più attesi della prossima stagione c’è sicuramente Inside Out, ultimo film della Pixar. Facile immaginare che per i numerosi fan della casa di produzione che ha rivoluzionato il mondo del cinema di animazione l’attesa sia alta, anche considerando che, stando alle voci di chi ha già potuto vederlo, il film segnerebbe un ritorno ai livelli altissimi a cui Lasseter and co. avevano abituato, dopo qualche annata sempre comunque buona, ma meno memorabile del passato. Il dover ingannare l’attesa può diventare occasione per rivedere gli ormai classici che hanno permesso alla “Lampada saltellante” di ottenere un posto di primo piano nella storia della settima arte. Possiamo cominciare da Alla ricerca di Nemo, una delle opere più celebri e paradigmatiche.
Rivedendo il film di Andrew Stanton e Lee Unkrich balza all’occhio un elemento, solo all’apparenza marginale: l’estrema capacità di delineare personaggi secondari che sfiorano la perfezione, a partire dalla smemorata co-protagonista Dory, arrivando a chi appare nello spazio di una sequenza. In Finding Nemo non c’è una “comparsa” che sia dimenticabile o inutile; molte di loro sono anzi quasi memorabili, o diventano simboli, tra il parodico e l’ironico, di caratteri e comportamenti. Indimenticabili, per esempio, gli squali che cercano di combattere la loro natura di predatori riunendosi in una sorta di “carnivori anonimi”, o gli stormi di sciocchi gabbiani che, volendo, diventano espressione della massa acritica e pecorona.
L’abilità nel delineare i comprimari da un lato contribuisce a rendere estremamente fluida la narrazione, e dall’altro, creando oltre ad ostacoli nel senso più classico del termine degli efficaci “esempi” di vita, rende più significativa l’evoluzione e i cambiamenti del padre Marlin. Più che il giovane Nemo è infatti il pesce pagliaccio adulto il protagonista del racconto di formazione, colui che più impara e più cambia. Questo è un elemento centrale, e abbastanza innovativo, della poetica Pixar: il personaggio più giovane già abbastanza delineato e sicuro di sé e anzi causa del cambiamento altrui, e il personaggio adulto protagonista di questo cambiamento. Regola che è valsa per Sullivan di Monsters & co., per il pomposo capofamiglia de Gli Incredibili, per la comunità spaziale di Wall-E, per l’arcigno critico culinario di Ratatouille e per lo scorbutico Carl di Up. Questo elemento ricorrente è uno dei fattori che hanno costituito la rivoluzione targata Pixar, anche per il fatto di rendere più evidente la volontà di rivolgersi ad un pubblico anche maturo. Rivoluzione quasi silenziosa, dato che le innovazioni sono sì evidenti, ma anche mischiate ad elementi ed impianti più tradizionali, che quasi ricordano il cinema classico (e a questo proposito, Dory, stravagante e decisiva portatrice di caos, ricorda le protagoniste femminili di certe screwball comedy, come l’indimenticabile Susan del film di Howard Hawks).
Edoardo P. | Chiara C. | Davide V. | Eugenio D. | Sara M. | Sara S. | ||
8 1/2 | 9 | 7 1/2 | 9 | 7/8 | 8 |
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