AltrodiBlogger Erranti,11 marzo 2014
Cinema Errante Awards 2014, tutte le nomination
Cinema Errante Awards, i premi dedicati al meglio del cinema, della musica e delle serie TV 2013.
Tutti i tributi dei nostri Hunger Games in un unico post: tornano sul ring, uomini barbuti, attori feticcio, album meraviglia e serie bomba… insomma, c’è l’imbarazzo della scelta. Votate senza remore, ne rimarrà uno solo! Wanna Fight?
La prima categoria ad aprire la battaglia finale dei nostri awards non può che essere quella per il Miglior Film. Agli angoli del ring, due filmoni…
Holy Motors di Leos Carax. Il movimento nudo e puro, l’osservazione analitica del moto di Muybridge apre, mediante le immagini di un uomo svestito che corre, l’ultimo film di Leos Carax, Holy Motors, e ci parla di un tempo – ancora nostro – di “motori visibili” (la limousine che trasporta il protagonista) in cui l’azione, il gesto, la bellezza hanno a che fare inevitabilmente con la visione. E col sogno e con la meraviglia.
La vita di Adele di Abdellatif Kechiche. La vita di Adele è un titolo – per una volta fedele all’originale – tanto semplice quanto perfetto: l’ultimo film di Abdellatif Kechiche, vincitore della Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes, è una porzione estesa ed estendibile di una vita, quella di Adèle appunto, che nella provincia francese ha diciassette anni e va a scuola, poi cresce e lavora, ma soprattutto si innamora, ricambiata, di quell’amore travolgente capace di cambiare tutto, di rivelare a se stessi profondità recondite e inesplorate, di illuminare di colori e ombre diversi un’esistenza in divenire.
[poll id=”118″]
Il secondo match di oggi è un vero e proprio scontro generazionale: il golden boy del cinema italiano contro una delle sue fonti di ispirazione. Salgono sul ring…
Martin Scorsese – The Wolf of Wall Street. Il film è forse uno dei risultati più efficaci di questo inizio secolo di Scorsese, uno di quelli che non sfigura con i suoi grandi classici, a partire proprio da Casinò, di cui costituisce – soprattutto a livello stilistico – una sorta di remake-riaggiornamento in chiave comica, non privo di elementi parodici.
Paolo Sorrentino – La grande bellezza. Chi pensava davvero che i trenini di Jep non andassero da nessuna parte, dovrà ricredersi. Mentre Sorrentino, ritirando l’Oscar come Miglior Film Straniero a La grande bellezza, ringrazia Federico Fellini, Martin Scorsese, Talking Heads e Diego Armando Maradona, noi ringraziamo lui, parecchio.
[poll id=”119″]
La terza zuffa della Wanna Fight Edition è dedicata ai candidati per la Miglior Sceneggiatura 2014. Le migliori penne dell’anno sono…
Leos Carax – Holy Motors. A Carax non interessa il racconto di una giornata, la narrazione di eventi tenuti insieme dal nesso di causa-effetto. Il regista francese vuole ricondurci all’essenza primaria del cinema: all’atto stesso della visione che è atto creativo e fecondo.
Abdellatif Kechiche e Ghalia Lacroix – La vita di Adele. Dell’originaria graphic novel, Il blu è un colore caldo di Julie Maroh, Kechiche e Lacroix prendono lo scheletro della storia e tralasciano l’impronta melodrammatica e il nome della protagonista Clémentine, che cambia in quello dell’attrice protagonista: ed è già una scelta programmatica.
[poll id=”120″]
Continuiamo con due leggende della Hollywood di oggi e di ieri. Si contendono la Bussola D’Oro per il Miglior Attore…
Bruce Dern in Nebraska. Volto storico della New Hollywood, Bruce Dern incarna la testardaggine di un’America rurale che non si evolve con il tempo. In una storia di persone sconfitte dall’età, il suo talento si dimostra come il vino: invecchiando, acquista pregio.
Leonardo DiCaprio in The Wolf of Wall Street. Basterebbe l’immagine in cui striscia strafatto alla macchina per ripagare Leo DiCaprio del milione di dollari speso, di suo pugno, per acquistare i diritti dell’autobiografia di Jordan Belfort. Come prima, più di prima, anche quest’anno partecipiamo alla campagna “Leonardo DiCaprio merita di vincere l’Oscar.
[poll id=”114″]
Il match “Miglior Attrice” ha per protagoniste due interpreti femminili che quest’anno hanno incarnato le gioie e le difficoltà delle relazioni sentimentali, dalla nascita di un amore alla fine di una storia. Stiamo parlando delle meravigliose…
Adèle Exarchopoulos in La vita di Adele. Impossibile immaginare il film senza l’incredibile interpretazione di Adèle Exarchopoulos. Così come d’ora in avanti sarà impossibile guardare (e fare?) il cinema sull’amore giovane senza pensare ad Adèle.
Michelle Williams in Blue Valentine. Moglie malinconica, Michelle Williams mette a frutto il training pre-produzione, durante il quale, per immedesimarsi nel personaggio di Cindy, ha convissuto con Ryan Gosling nella stessa casa e fatto la spesa in paese proprio come un’infermiera di periferia.
[poll id=”115″]
Il match Miglior Serie TV parte dall’imbarazzante ipotesi di dover scegliere il migliore fra i nostri prossimi avversari. Ai lati del ring…
Breaking Bad – Stagione 5: seconda parte. Non poteva avere conclusione migliore, Breaking Bad, una parabola che si conclude dove tutto ha avuto inizio, tra gli strumenti e gli alambicchi di un laboratorio, l’inquadratura dall’alto, tante volte vista, su quell’ultima scena, piena di disarmante tenerezza. In mezzo, cinque stagioni che rendono con chirurgica precisione e una ricchezza di suggestioni inusitata tutta la complessità della psiche umana, nel rapporto col mondo, con gli altri e con i propri fantasmi. It’s over. But I feel good dice Walt. Per tutti noi non sarà altrettanto facile.
Rectify – Stagione 1. L’aspetto migliore di Rectify è nel susseguirsi di occasioni, di gesti e di dialoghi, punteggiati di sequenze poetiche e bellissime (la conversazione con Tawney in 1×02, Sexual Peeling; Daniel e la madre al supermercato in 1×04, Plato’s Cave; l’incontro coi reporter nella stessa puntata), che fanno emergere ora la mistica grazia della natura, ora l’oscura inquietudine (l’uomo misterioso all’inizio di 1×05, Drip Drip), ora inaspettate esplosioni di violenza. Ciò che resta più impresso di Rectify è il tempo che la scrittura si prende per raccontare: ci chiede pazienza e di accordarci al suo ritmo inedito, affinché niente venga lasciato fuori posto.
[poll id=”116″]
È arrivato il momento di ascoltare della gran bella musica: Daft Punk e Vampire Weekend sono pronti a sfidarsi per il titolo di Miglior Album!
Daft Punk – Random access memories. In questo album si ha proprio l’impressione che i Daft Punk abbiano cercato un’evoluzione e una crescita, pur mantenendo ferme alcune loro caratteristiche essenziali, come i caschi scintillanti da automi e le voci robotiche post-Kraftwerk. Le numerose collaborazioni – da Nile Rodgers (Chic) a Pharrell Williams, da Julian Casablancas all’imprescindibile Giorgio Moroder – fanno di Random Access Memories un affascinante mosaico di sonorità electro, che spaziano dalla dance anni ’70-’80 alla electro-disco, dall’ambient al krautrock, trionfo del sintetizzatore.
Vampire Weekend – Modern vampires of the city. I Vampire Weekend hanno costituito pausa necessaria per assimilare nuovi stimoli e provare a elaborare nuovi percorsi. Perché se è vero che con questo Modern Vampires of the City i Nostri sono al 100% riconoscibili – merito di una proposta che per alcuni è già archetipo – altrettanto vanno annotati spunti differenti e inediti rispetto al passato. Togliete le vostre Polo dagli armadi, i Vampire Weekend son tornati!
[poll id=”117″]
In un’edizione da battaglia non può mancare la categoria per il Miglior Combattimento. E agli angoli del nostro ring troviamo…
Ryan Gosling VS Vithaya Pansringarm in Solo Dio perdona. Wanna Fight?, chiede Ryan Gosling. Perché anche il cambiamento e la liberazione dell’anima, come l’arte, sono il risultato di un atto di violenza.
Sandra Bullock VS l’assenza di gravità in Gravity. Finalmente la space odyssey di un’eroina femminile che si salva praticemente da sola, regge l’intero film, e guadagna 700 milioni di dollari al botteghino. In barba ai produttori hollywoodiani, in origine preoccupati del “rischioso” one-woman-show.
[poll id=”111″]
Ed è in terra francese che ha luogo la battaglia per il Miglior Nudo 2014. Salgono su ring, rigorosamente senza veli…
Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux in La vita di Adele. È nella scelta di mettere costantemente in primo piano la corporeità in ogni frangente che Kechiche traduce nel modo più efficace e puntuale possibile il rapporto fra Adele ed Emma.
Denis Levant in Holy Motors. Leos Carax vuole farci confrontare con la bellezza e Mr. Merda ne è il protettore assoluto. Bellissima è la scena in cui Denis Levant conduce Eva Mendes nella sua caverna, si preoccupa di coprirle il décolleté, e la avvolge in un burqa. Poesia in formato frame.
[poll id=”112″]
L’ultima zuffa della serata è dedicata alla celebrazione del nostro feticcio preferito, le celebrity barbute. I contendenti al premio per la Miglior Barba 2014, sono…
Gael García Bernal in NO. Pablo Larrain si concentra sul volto barbuto iper-espressivo di Gael Gracìa Bernal per raccontare la presa di coscienza del personaggio. Formidabile il primo piano del protagonista alla fine del film.
Bruce Dern in Nebraska. Lunga barba incolta e capelli non curati, ma occhi vivissimi: Bruce Dern sfuma la sua recitazione attraverso il linguaggio del volto.
[poll id=”113″]
Attenzione: è possibile votare fino al 12 marzo alle 18.00. I vincitori saranno annunciati il 14 marzo su wwww.cinemaerrante.com
* Il periodo preso in considerazione per le nomination va dal 7 febbraio 2013 al 30 gennaio 2014.
Continua a errare su Facebook e Twitter per essere sempre aggiornato sulle recensioni e gli articoli del sito.