AltrodiBlogger Erranti,14 febbraio 2013
Exit: la recensione
Lui. Lei. Questi sconosciuti. Si incontrano, si sfiorano, si amano, si odiano, si annoiano, si lasciano, si ritrovano. Lo chiamano rapporto di coppia, lo chiamano amore. Exit di Fausto Paravidino, al Teatro Piccolo Eliseo di Roma fino al 24 Febbraio, è la storia di questi incontri, di questo avvicinarsi tentennante al corpo dell’altro, di questa illogica attrazione che può tramutarsi in un allontanamento necessario.
Allontanarsi quando le cose non vanno più. E anche in questo caso, come spesso nella realtà, è una donna ad affrontare il problema e a decidere che non si possa più andare avanti. Così A decide di lasciare il marito. Non serve cercare insieme allo spettatore i motivi della deriva: che siano le divergenze politiche, il fatto di non avere figli a rendere il presente un doloroso anelare verso un passato felice e non più attuabile? La coppia sdoppiata si imbatte in altri personaggi, imbastisce nuovi incontri. Il marito, professore universitario, intraprende una relazione poco definita con una studentessa. Lei conosce un goloso intenditore di gelati, che vuole esserle soltanto amico e che rappresenta una ventata di aria fresca destinata a stabilire un nuovo equilibrio.
La visione di Paravidino del rapporto uomo-donna è quella di un confronto mai diretto, ma sempre indeciso, quasi pudico fra gli spazi limitati e circoscritti dai corpi e dalle personalità dell’uno e dell’altra. Un confronto palpabile sulla scena grazie alla disposizione degli attori, al loro agire, muoversi, tentennare, esitare nello spazio tridimensionale del palcoscenico. L’amore come sfioramento e impossibile appropriazione dell’altro, come contraddizione fra desiderio e dovere, fra volontà e convenzioni, fra intraprendenza e sensi di colpa. Spesso le parole dei protagonisti sottintendono altri pensieri, altre volontà rispetto a ciò che esprimono perché l’amore è anche illusione, autoinganno. Succede al professore universitario quando cambia argomento pur di non dover ascoltare il malessere di cui vorrebbe renderlo partecipe la moglie. O succede a quest’ultima, dopo la separazione, quando mente al marito dicendogli che c’è un altro uomo nella sua vita. Perché è questo schermirsi, questo avvicinarsi diffidente, questo allontanarsi nella speranza di essere ripresi, la sostanza di ogni relazione amorosa. E Paravidino ce la restituisce attraverso dialoghi veri, scoppiettanti, alla Woody Allen, voci cristalline, attori convincenti e vibranti – in particolare Davide Lorino, che con la sua corporatura possente da gigante buono e la voce schietta e sincera dà vita al delicato e fresco intenditore di gelati – e attraverso personaggi complessi e autentici anche e soprattutto perché mentono, sottintendono, fingono eppure sentono, vivono davvero.
Quanto, però, è più sofisticato, più inutile e sterile il mascheramento/schernimento fra la ex coppia moglie-professore quando si rincontrano dopo la separazione rispetto alla distanza accorta, imbarazzata, ma aperta e fertile della studentessa e del golosone: i primi sono ormai due conoscenti disincantati, dispiaciuti di aver condiviso molto e di aver perso altrettanto, i secondi sono due sconosciuti che non fingono, sicuramente omettono, ma il loro incontro è gravido di opportunità e di futuro(non per forza insieme).
Scritto da Vera Santillo.
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