AltrodiBlogger Erranti,6 febbraio 2013
Christopher Owens – Lysandre: la recensione
Christopher Owens non è altri che l’ex leader del gruppo sanfranciscano Girls, due ottimi album all’attivo e soprattutto tante attenzioni da parte di stampa specializzata e indie-kids di mezzo mondo. Rotto il sodalizio con Chet JR White, il biondo californiano riemerge in veste solitaria con un dischetto – in senso letterale, meno di mezz’ora la durata – che affronta in chiave di concept la relazione avuta dal Nostro con una ragazza francese di nome Lysandre, omaggiata fin dal titolo.
Piacevole già al primissimo ascolto, l’album può essere assimilato ad una versione aggiornata – e probabilmente meno depressa – di Elliott Smith, o perché no di quell’outsider nuovayorkese noto come Adam Green. E’ vero che a tratti, complici gli arrangiamenti, ci si avvicina a certo prog invaghito di paesaggi bucolici, ma è fortunatamente impressione fugace, dacché si rimane sempre nell’ambito del buon gusto, nonché di una discreta eleganza.
Il senso di distacco, la perdita di un amore consumatosi negli ultimi quattro anni tra San Francisco, New York e la Costa Azzurra, ammantano le tracce qui proposte senza però scivolare in un patetismo autocompiaciuto. E’ dolce sofferenza dell’animo, semmai: una malinconia che ricorre ad ogni pausa e ad ogni sospiro, così come il tema sonoro richiamato in più circostanze e in grado di dare una contiguità al racconto della liaison.
L’apertura è quindi dedicata al Lysandre’s theme, e a ruota seguono una tenue Here we go e la riuscita New York City, che pare scaturita da un Lou Reed sbarazzino o da Paul Simon immerso nell’easy listening anni ‘80 (e un sax a fare da contrappunto, ça va sans dire). Dalla delicata A broken heart si passa poi al brio di Here we go again che rimanda, per contro, ai dischi prodotti col gruppo-madre.
Riviera rock sfocia invece in certo esotismo à la Clash, con il sax in questo caso a far da guida nella mite notte e vodka martini come se piovesse. Non è finita: nella title-track ed in Love is in the ear of the listener sembrano quasi far capolino certi Belle & Sebastian laddove Part of me, degna chiusura del disco, è ipotesi di Neil Young alla guida dei Beatles.
Smessi forse definitivamente i panni del neo-hippy della Bay Area, Christopher Owens indossa in maniera risoluta giacca e cravatta e si cala nella catarsi musicale dell’amor perduto. Giovani Werther crescono.
Scritto da Fabio Plodari.
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