AltrodiBlogger Erranti,21 novembre 2012
I Disciplinatha al Moonlight Festival
Achtung! Vnimanie! Questa (non) è un’esercitazione dei Disciplinatha. L’attesissimo ritorno sul palco dello storico gruppo di Bentivoglio (provincia di Bologna), attivo dal 1987, ha scritto una pagina di storia della musica. Non soltanto per l’unicità della performance proposta (si trattava peraltro della loro unica tappa), o per la connessa presentazione del cofanetto antologico a tiratura limitata “I Tesori della Patria” (4cd e 1 dvd, per info contattateli qui: tesoridellapatria [at] blackfading.com), ma principalmente per la forte presa di posizione e per il messaggio che un simile spettacolo ha lanciato. Uno spettacolo – è il caso di dirlo – di atroce bellezza, conclusosi con l’esecuzione di “Addis Abeba”, pezzo d’apertura del loro primo disco “Abbiamo pazientato 40 anni, ora basta”, che ha davvero infiammato il pubblico.
Lontani dalle scene da diversi anni, i Disciplinatha scelgono di esibirsi all’interno del Moonlight Festival, un’importante manifestazione dedicata alla musica non convenzionale nata negli anni ’80, approdato quest’anno per la prima volta a Bologna. Come la scelta della città, anche quella della data non è casuale: 9 novembre 2012, alla distanza esatta di un anno dal commissariamento del paese (2011), ventitré anni dalla caduta del muro di Berlino (1989), e novantacinque dall’entrata di Stalin nel governo provvisorio in Unione Sovietica (1917). La stessa attenzione per la storia, e specialmente per le nostre radici, si ritrova nella decisione di arricchire il concerto con la partecipazione del Coro Alpino di Monte Calisio (TN, 30 persone) e del Coro delle Mondine di Bentivoglio (BO, 10 persone). Da queste premesse, rese note a tempo debito, potete ben immaginarvi la spettacolarità dell’evento.
La musica dei Disciplinatha graffia, pur mantenendo un costante dialogo con il pubblico; il post-punk (se davvero vogliamo etichettare il loro genere) che aggredisce la sala è sapientemente miscelato con inserti industrial. Come di consueto, Cristiano Santini domina con sicurezza il palco; la sua voce, assieme a quella di Valeria Cevolani, esige di arrivare, scuotendoti dentro. Il basso di Roberta Vicinelli incalza, saldamente sostenuto dal ritmo muscolare della batteria. Il gusto dell’autorevole chitarra di Dario Parisini è invece metallico, amaro, come lo è la riflessione storico-sociale portata avanti dal gruppo; lui stesso dichiara nel documentario contenuto nel cofanetto che si vuole “anteporre a quella felicità di plastica, artificiosa, la cupezza dell’acciaio industrial, la postura dell’anfibio al trascinarsi sfatto della ciabatta”. Dal talento visionario di Parisini nasce anche l’impianto visuale che accompagna il concerto; sullo sfondo passano immagini d’archivio degli anni di regime in Italia e Germania, tv spazzatura di ieri e di oggi, fino ad arrivare al teatro di Moni Ovadia e alla famosa “Mela” che va a sostituire la svastica nella bandiera della Germania nazista. Le immagini diventano eco potente dell’intento primario dei Disciplinatha: sviscerare le contraddizioni della nostra epoca ricorrendo agli immaginari più feroci in circolazione, “raccontare i nuovi fascismi prendendo i vecchi fascismi”, dice Santini in un’intervista.
La provocazione, però, non sempre è compresa dal pubblico. Attenzione!
“Disciplinatha non è un gruppo filosovietico.
Disciplinatha non è un gruppo filo-americano.
Disciplinatha non è un gruppo filo-cinese.
Disciplinatha non è un gruppo filo-cileno.
Ed infine Disciplinatha non è filo-fascista. Perché Disciplinatha non è filo qualcosa, non appoggia un partito, un’idea, neppure una nostalgia data, precostituita, strutturata, sedimentata.
Disciplinatha critica e nega, e come tale sarà criticata e negata.”
Difficili da digerire, questi Disciplinatha. Ma illuminati e anticipatori. La loro ruvida musica, espressione di un profondo senso di responsabilità e di matura consapevolezza storica, cerca di svegliarci da quel torpore nel quale stagniamo da anni. Forse sarebbe il caso di aprire gli occhi e guardarsi intorno. Forse loro, anche a distanza di anni, hanno ancora qualcosa da dirci. E dovrebbero continuare a farlo.
Perché “DISCIPLINATHA HA SEMPRE RAGIONE”.
Playlist
“Signore delle cime”, “La Julia” (Coro Alpino di Monte Calisio)
“Bandiera nera” (con il Coro Alpino)
“Lo stato delle cose”
“Nazioni”
“Milizia”
“Vi ricordate quel 18 Aprile?” (con il Coro delle Mondine di Bentivoglio)
“Sei stato tu a decidere”
“Esilio”
Scritto da Irina Marchesini.
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