Dexter, la sesta stagione, è giunta a termine lasciando un pò di amaro in bocca ai fan e gli affezionati della serie che si sono trovati, quest’anno, di fronte ad un prodotto che possiamo tranquillamente definire mediocre, soprattutto se paragonato ai fasti degli esordi (ormai un ricordo lontano). La stagione non concede agli spettatori niente di particolarmente accattivante e si presenta sotto tono già  a partire dalla messa in scena della trama principale, veramente povera di colpi di scena; una piattezza generale e pervasiva, in più, finisce per bloccare sul nascere ogni tentativo di crescita dei personaggi, da sempre vero punto di forza della serie.

Ma andiamo con ordine, iniziando ad analizzare la trama di stagione: il thriller che viene proposto quest’anno fa riferimento ad alcuni, efferati omicidi a sfondo religioso su cui la Squadra di Miami si trova costretta ad indagare. Il lavoro della Omicidi prosegue serrato, malgrado la perplessità della nuova tenente in carica, la nostra Debra Morgan, succeduta a LaGuerta dopo che quest’ultima, a suon di ricatti, era riuscita ad ottenere una più prestigiosa poltrona; i Nostri infine riescono ad identificare il responsabile degli omicidi: un certo Prof. Gellar, mitomane religioso che attraverso una serie di sacrifici umani vuole portare il mondo all’Armageddon. Nel frattempo, però anche Dexter dà inizio ad una serie di indagini parallele che lo porteranno, poi, a trovarsi faccia a faccia con Travis, complice assoggettato del serial killer di stagione.

Buona parte degli episodi della stagione servono, quindi, a sviluppare una trama che almeno fino a questo punto non presenta nulla di particolarmente originale, mettendo in scena un thriller dal soggetto talmente classico da risultare quasi un pò noioso. Le ultime puntate, d’altra parte, non aggiungono molto e concedono agli spettatori un colpo di scena davvero povero, rispolverando la vecchia storia dello psicotico che uccide sotto l’influsso di sue proiezioni allucinogene: e così scopriamo che Gellar non esiste, ma è solo una proiezione di Travis, vero e unico responsabile degli omicidi dell’Armageddon.

Se è vero che la trama di questa sesta stagione è debole, la serie non riesce a riscattarsi neanche attraverso i suoi personaggi le cui storie, quest’anno, si sono sviluppate veramente poco, a partire da quella del protagonista. Come si era facilmente intuito, Dexter Morgan, nel corso di questa stagione, si è trovato ad affrontare l’esperienza umana della fede religiosa. La serie ci aveva piacevolmente abituato, sin dall’esordio, a queste escursioni del protagonista nel mondo dei sentimenti umani (il sentimento fraterno, l’amore e la passione, l’amicizia, la paternità, ecc..), vissuti, ogni volta, come un tentativo, anche goffo, di comprendere i fatti umani, in una parabola ascendente che avrebbe dovuto portare infine il nostro simpatico serial killer ad umanizzare se stesso. E così è accaduto, perché in effetti ad inizio stagione abbiamo modo di salutare un Dexter sicuramente più umano. Eppure qualcosa stona nell’economia generale della stagione e questa volta, nell’affrontare l’esperienza religiosa, il protagonista finisce semplicemente per  stabilizzarsi su posizioni già raggiunte. E così, almeno dal punto di vista del percorso di crescita del personaggio di Dexter, il tema religioso finisce in definitiva, per risultare completamente fuori luogo; di conseguenza l’impressione che esso sia un semplice espediente, usato solo per mancanza di immaginazione da parte degli autori, è forte.

Come il protagonista, anche il resto dei personaggi della serie, risentono di questa piattezza generale, risultando tutti più o meno messi in disparte, ad esclusione della sorella di Dexter, Debra che però nella sua interpretazione non riesce a convincere fino in fondo.

Scritto da Rossella Carpiniello.

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