Howard e il destino del mondo, film del 1986 prodotto da George Lucas e diretto da Willard Huyck, è finalmente disponibile in DVD, a partire dal 14 dicembre scorso.

La pellicola narra la storia di Howard, un sarcastico papero antropomorfo originario della città di New Stork City sul pianeta Duckworld (dove le anatre si trovano in cima alla scala evolutiva), che per via di un esperimento dimensionale non andato a buon fine, si ritrova scaraventato sulla Terra, a Cleveland. Dopo l’iniziale spaesamento, il pennuto fa la conoscenza della bella cantante Beverly, che prende a cuore il suo problema e lo aiuta a tornare a casa…

Primo, in ordine cronologico, fra gli adattamenti cinematografici ad alto budget di un fumetto della Marvel (in questo caso, un personaggio minore creato da Steve Gerber e Val Mayerik), Howard the Duck vanta un altro, ben più triste, primato: quello di essere stato uno dei maggiori fiaschi al botteghino della storia del cinema.

Giudicato all’uscita troppo malizioso per i bambini e troppo stupido per gli adulti, rivedendolo oggi non è poi così malvagio: intriso di subcultura anni Ottanta, dalle gonfie capigliature delle ragazze alla colonna sonora pop-rock, questo film appare un po’ come uno strampalato mix fra E.T. e Ritorno al futuro, andandosi a collocare in un filone di fantascienza grottesca molto in voga in quel periodo.

In realtà, il personaggio di Howard – dietro le cui sembianze si alternano più attori affetti da nanismo all’interno di un costume in animatronics – con le sue battute sarcastiche, la sua passione per i sigari e la consapevolezza di essere l’uomo sbagliato nel posto sbagliato, appare piuttosto fedele alla controparte disegnata, e a tutt’oggi, più di una volta, strappa il sorriso. Lo stesso vale per la Beverly impersonata, con totale sprezzo del ridicolo, dalla Lea Thompson di Ritorno al futuro: è la stessa pazza del fumetto, perversioni sessuali comprese, con la sola differenza che qui ha un gruppo musicale, le Cherry Bomb (la cui bassista è la vera musicista, e figlia d’arte, Dominique Davalos). Completamente nuovi sono, invece, i comprimari, dal ricercatore ultranerd che ha il volto di un giovanissimo e occhialuto Tim Robbins, al dottor Jenning, interpretato da Jeffrey Jones con un istrionismo senza limiti.

Se il cast di starlettes sexy e talentuosi caratteristi svolge bene la propria funzione, la regia di Willard Huyck, fedelissimo di George Lucas e più a suo agio come sceneggiatore, fatica a tenere assieme il tutto per quasi due ore: mentre la sequenza iniziale, ambientata su Duckworld e piena di riferimenti all’iconografia terrestre, rimane impressa nella memoria, così come il primo incontro fra Howard e Beverly (risolto a colpi di Quack-Fu, l’arte marziale della quale il papero è maestro), durante il suo svolgimento la vicenda si perde un po’, fra inseguimenti, equivoci e comicità demenziale spesso scontata; lo scontro finale con l’Occulto Supersovrano, malvagia entità aliena animata in go-motion dallo specialista Phil Tippett, resta però negli annali del grottesco.

Certo, attualmente un film simile risulterebbe impensabile senza un massiccio utilizzo della grafica digitale, ma proprio nella grave scarsità di mezzi, unitamente allo spirito dissacrante, ma al tempo stesso ingenuamente adolescenziale, nasce il suo fascino, perverso, che ne ha fatto, per molti anni, un must della programmazione televisiva durante le feste di Natale, nonché un oggetto di culto da parte dei nostalgici.

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