52° Festival dei Popoli: i vincitori
Si è conclusa a Firenze la 52^ edizione del Festival dei Popoli, con la cerimonia di consegna dei premi ufficiali e di quelli del pubblico. Tra i temi ricorrenti nei film in concorso, quello del racconto personale e antiretorico dell’adolescenza è stato particolarmente apprezzato: il Premio dei Popoli per il miglior documentario è andato infatti a Armand, 15 ans l’été, del francese Blaise Harrison, una delicata storia sulla serenità dell’accettare il proprio aspetto e la propria indole, a dispetto dell’ottusità degli adulti; menzione speciale all’italiano L’estate di Giacomo di Alessandro Comodin, racconto dello sbocciare di curiosità ed emozioni tra due adolescenti, che si è aggiudicato anche il Premio Cinemaitaliano.info – CG Home Video.
Nella sezione cortometraggi è il racconto della genitorialità ad aver colpito i giurati: il Premio dei Popoli è andato a Vakha i Magomed di Marta Prus, che tratteggia la vita quotidiana di un padre e un figlio profughi ceceni in Polonia; menzione speciale a L’Ambassadeur & Moi in cui il giovane Jan Czarlewski illustra con ironia il rapporto difficoltoso col padre, indaffaratissimo diplomatico a Bruxelles.
Il Premio dei Popoli alla migliore regia è stato assegnato al regista polacco Wojciech Staron per il film Argentynska Lekcja, viaggio di formazione di un bambino polacco verso l’Argentina, e della sua amicizia con una bambina del luogo.
La Targa “Gian Paolo Paoli”, premio per il miglior film etno-antropologico, è andata a People I could have been and maybe am di Boris Gerrets, commovente indagine in prima persona dell’umanità ai margini di Londra, girato con un videofonino.
Il pubblico ha invece premiato Hit the road, nonna, presentato nella sezione Panorama, in cui Duccio Chiarini racconta la sua combattiva e controversa nonna Delia Ubaldi, una delle prime imprenditrici italiane nel settore abbgliamento.
Molti altri documentari notevolissimi sono passati dal Festival in questi dieci giorni: il suggestivo Territoire Perdu di Pierre-Yves Vandeweerd, che ha ripreso la tragedia del popolo saharawi in super8 e in bianco e nero; Fake It For Real di Robert Greene, commovente ritratto di un gruppo di wrestler non professionisti da cui emerge la situazione dell’America profonda al tempo della crisi; Wild Thing di Jérôme de Missolz, in cui si ripercorre la storia dell rock; Le khmer rouge et le non-violent di Bernard Mangiante (nella sezione Declining Democracy), interessantissima cronaca della difesa del sanguinario khmer rosso Douch, dietro la quale si celano le contraddizioni della politica cambogiana e del diritto internazionale. Tutti film che si meriterebbero una distribuzione come si deve, e che invece resteranno probabilmente dei gioielli introvabili.
Fonte: Festival Dei Popoli
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Mi segno i due titoli adolescenziali… ho pure la scusa accademica per vederli 😉