Venezia 69. Intervista ai vincitori 2012
Festival di Venezia 2012, i vincitori: in diretta dalla 69. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ecco i migliori (e i peggiori) botta e risposta della conferenza stampa.
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Ancora sotto l’effetto del Jet-Leg, Philip Saymour Hoffman entra in sala stampa.
Q: Che cosa significa aver vinto questo premio insieme a Joaquin Phoenix?
PSH: Io e Joaquin abbiamo speso molto tempo su questo film. Due uomini che diventano una sola persona. Eravamo molto uniti, abbiamo dovuto dimostrare aggressività nel film, ma eravamo molto stretti.
E’ il turno della giuria di Venezia 69, Peter Chan (PC), Ursula Meyer (UM), Matteo Garrone (MG), Letitia Casta (LC), Miachael Mann (MM), Samantha Morton (SM), Marina Abramovic (MA), Ari Folman (AF), Pablo Trapero (PT).
Q: Quali sono stati i criteri del vostro lavoro?
MM: I criteri sono iniziati con le regole, a Venezia un film può vincere solo un premio. Abbiamo cercato di trovare un equilibrio per i film. Abbiamo valutato il merito, l’eccellenza, l’ambizione, quanto siamo stati emozionati e altri criteri estetici. Non abbiamo preso in considerazione il fatto che un paese aveva più o meno bisogno di visibilità, abbiamo giudicato i film.
Q: Da artista, come si è sentita nel ruolo di giurata?
MA: Credo di aver contribuito dal punto di vista generale, abbiamo cercato di dare il nostro parere su tutti i film. Quando abbiamo visto Pieta eravamo tutti commossi. Il film inizia con la violenza, ma poi c’è un cambiamento a livello spirituale.
Seguono un paio di domande che chiedono di spiegare, in particolare a Matteo Garrone, come sono stati valutati i film italiani. Michael Mann interviene: non vuole dare informazioni riguardanti il giudizio della giuria.
Q: Un festival come Venezia è un’occasione per fare un bilancio del cinema internazionale, c’è qualcosa che vi ha colpiti?
MM: Thy Womb, ad esempio, è un film bellissimo, una vita diversa dall’occidente. E’ un film importante e con la selezione ha già vinto.
Entrano in sala, Olivier Assayas (OA), Fabrizio Falco (FF), Daniele Ciprì (DC), Hadas Yaron (HY).
Q: Ha già contattato il suo cast di giovani attori?
OA: Ho solo mandato un sms, sono molto contenti e sorpresi. Alcuni vogliono proseguire a fare gli attori, altri no.
Q: Nel tuo discorso hai citato i giovani attori. Un premio che apre nuove porte. Da domani?
FF: Sono impegnato con il teatro. Penso sia importante sottolineare che ci sono dei giovani attori che fanno questo mestiere con dedizione, con un percorso. Oggi c’è molta approssimazione, tutti sembrano attori.
Q: Che tipo di conoscenza avevi del mondo ortodosso rappresentato nel film? Come ti sei preparata?
HY: Non conoscevo molto di questo mondo, io e Rama abbiamo cercato di capire come vivono queste persone e ho imparato a conoscere in profondità questo mondo.
Entra in sala il regista di Paradise: Glaube, Ulrich Seidl (US).
Q: Un film difficile: cosa significa vincere un premio?
US: E’ un riconoscimento per un film difficile, non sapevo come il film sarebbe stato accettato. Pensavo che il film venisse accolto in modo turbolento, ma non è stato così.
Entra in sala il Leone D’oro 2012, Kim Ki-Duk.
Q: Secondo lei sarà più popolare nel suo paese dopo il leone?
KKD: Il mio film è stato presentato solo due giorni fa, sarò felicissimo se altre persone andranno a vedere il mio film. Ma non è il mio desiderio principale. I miei film non li giro per soldi, mi interessa solo raccontare la “temperatura” del mondo. Io non ho imparato in una scuola a fare film, faccio film con il cuore.
Q: Che cosa racconta la canzone che ha intonato in Sala Grande?
KKD: E’ una canzone che cantiamo quando siamo tristi, ma anche quando siamo felici. Parla degli alti e bassi della vita.
Q: Che cosa rappresenta Venezia, questo premio, nella sua carriera?
KKD: Io sono venuto a Venezia quattro volte. Questo festival mi ha portato nel mondo occidentale, mi ha reso celebre in Europa.
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