The Bridge – La serie originale – Stagione 2: la recensione
La serie scandinava Bron/Broen su Sky Atlantic, già oggetto di due remake internazionali
Bron/Broen, The Bridge il titolo internazionale, è una serie crime dano-svedese nata nel 2011. Dopo il successo della prima stagione, trasmessa in Svezia e Danimarca nel settembre del 2011 e in Italia nel 2013, è passata su Sky la tanto attesa seconda stagione.
I personaggi principali non cambiano: Saga Norén, poliziotta della città di Malmö, e il collega danese Martin Rohde. I due detective sono alle prese con un caso complicato che ha inizio col ritrovamento di una nave incagliata in uno dei piloni del ponte di Øresund, imponente struttura che unisce Danimarca e Svezia e che dà il titolo alla serie. Il ritrovamento all’interno della nave di alcuni ragazzi incatenati è solo il primo di una serie di atti criminali di stampo eco-terrorista. Lo svolgimento delle indagini va di pari passo con l’analisi delle vicende private dei due protagonisti, cui la sceneggiatura dedica molta attenzione. In particolare, la tragedia che ha colpito Martin nella prima stagione ha delle pesanti ripercussioni anche su questa seconda avventura.
Dal punto di vista estetico la serie è molto curata, a cominciare da una fotografia dai colori freddi e desaturati che privilegia le scene notturne. Alcune inquadrature in campo lungo, come quelle del ponte Øresund o quella aerea del palazzo dei congressi nell’ultima puntata, restano impresse nella memoria così come alcune scenografie particolarmente suggestive.
I dialoghi originali sono scritti in svedese o danese, a seconda della nazionalità dei personaggi. In Svezia la serie è stata trasmessa sottotitolando le voci dei personaggi danesi e lo stesso è stato fatto in Danimarca per la lingua svedese. Di conseguenza le sfumature linguistiche, i diversi accenti e le incomprensioni tra i personaggi vengono meno nella versione italiana che risulta, in questo senso, impoverita. Ciononostante, anche nella versione doppiata emerge la sottile ironia dei dialoghi, volti spesso a stemperare una storia molto cupa e pessimista. Si tratta di un’ironia basata sul gusto dell’assurdo e che nasce spesso dall’accostamento di situazioni improbabili, da frasi dette nel momento inopportuno o in modo inconsueto.
Dove la seconda stagione di The Bridge risulta meno convincente è nella sceneggiatura, che racconta una vicenda criminale movimentata, con troppi attentati e troppi colpevoli. Di conseguenza la trama è a tratti forzata, non tutti i nodi vengono al pettine e la verosimiglianza viene meno, soprattutto nel finale. In particolare risultano poco credibili alcune trovate del detective Saga, la quale riesce incredibilmente a risolvere casi molto complessi grazie all’intuito sovrumano di cui dispone, che farebbe invidia persino a Monsieur Poirot.
A parte i difetti, trattasi comunque di una serie di discreta fattura la cui terza stagione è stata da poco trasmessa in Scandinavia, e che speriamo diventi a breve disponibile anche da noi.
Michele B. | ||
6 1/2 |
Regista: - Sceneggiatore:
Cast:
Meravigliosa l’idea dei sottotitoli incrociati! Una spinta in più per il mio sogno di imparare lo svedese!