1992: la recensione
Nirvana, Laura Palmer, Giovanni Rana, l’AIDS, Magic Johnson e Charles Barkley, la Danimarca degli Europei di calcio, Gabriele Salvatores, Nightswimming dei R.E.M., TV Sorrisi e Canzoni, Non è la RAI, Please Don’t Go. Frammenti di una società che appare oggi molto lontana: è l’anno cruciale 1992 che viene rievocato nell’omonima serie TV prodotta da Sky e di cui è appena terminata la prima, discussa stagione. 1992 ruota attorno a Tangentopoli, il caso di corruzione che ha cambiato la storia della politica italiana. La sceneggiatura mescola fatti e personaggi reali con elementi fantastici, creando un mix di realtà e finzione che è inusuale nel panorama delle serie italiane.
La serie inizia in modo pirotecnico con un ritmo incalzante sottolineato anche dall’accattivante sigla d’inizio. La libertà creativa adottata in fase di sceneggiatura per la (ri)costruzione dei fatti si ritrova anche sul piano estetico. Le scenografie e i costumi abbondano di prevedibili strizzatine d’occhio a quegli anni, riferimenti che appaiono a volte un po’ eccessivi (i primi piani sulle magliette dei Nirvana o di Twin Peaks!). Un’ostentata ricerca del cool che trova spazio anche nei dialoghi, stracolmi di frasi a effetto di andreottiana memoria, non supportate da un’adeguata rappresentazione dei personaggi che appaiono invece piuttosto stereotipati e privi della necessaria ambiguità. Ciò detto, nella seconda parte della stagione, la serie acquista in profondità, lo studio dei caratteri si fa più dettagliato e la dimensione psicologica diventa preponderante.
Tra le note positive di un cast non sempre azzeccato, c’è sicuramente Guido Caprino nel ruolo di Pietro Bosco, ex militare ora parlamentare per la Lega Nord: la sua interpretazione nelle prime puntate sfiora la macchietta, ma col proseguire della serie si fa più sottile e tragica: l’aggressività, l’istintività, l’onestà del suo carattere si scontrano tragicamente col mondo della politica e col suo girotondo di ricatti, vendette e promesse non mantenute. Quella di Bosco è forse la storia migliore della serie, grazie anche al personaggio di Gaetano Nobile, cinico politico della DC che sembra uscito da Il Divo di Paolo Sorrentino, interpretato da Gianfelice Imparato. In una serie piena di frasi fatte e citazioni più o meno riuscite, le migliori sono proprio quelle affidate al suo personaggio, che istruisce Pietro sui complicati meccanismi della politica italiana (“Pietro, questa è la politica: fare promesse, non mantenerle“). Da segnalare anche le prove di Domenico Diele e Antonio Gerardi che trova la chiave giusta per interpretare una figura complessa come quella di Antonio Di Pietro.
Visto l’ottimo successo di pubblico ottenuto dalla serie, si parla già della seconda stagione. C’è da auspicarsi che gli autori proseguano sulla strada intrapresa sul finale della prima, dove i toni si fanno tragici e quasi noir, necessari per descrivere un periodo critico per l’Italia, paese in bilico tra un passato da dimenticare e un futuro che dietro i sorrisi porta con sé gli stessi errori del passato.
Michele B. | Chiara C. | Sara S. | ||
5 1/2 | 6- | 4 |
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