Se stilassimo una lista delle serie bellissime e sfortunate, Freaks and Geeks starebbe tra i primi titoli, accanto a Firefly. Ideata da Paul Feig e prodotta da Judd Apatow, frustrata dalla programmazione statunitense, che prima di cancellarla ne manda in onda quindici episodi su diciotto, e nemmeno nell’ordine giusto, Freaks and Geeks ha forse scontato la contemporaneità con la superstar tra i teen drama a cavallo dei decenni ’90-’00, Dawson’s Creek, oltre che l’insolita ambientazione in un passato allora piuttosto recente e con poco appeal, i noiosi anni Ottanta.

Al centro della serie i fratelli Weir: la maggiore Lindsay, prima della classe in rivolta e in cerca dell’amicizia dei freak della scuola, un gruppetto di scansafatiche orgogliosamente attratti dalla vita borderline, e Sam, che insieme agli inseparabili amici geek Neal e Bill affronta le difficoltà quotidiane dell’essere bersaglio dei bulli e invisibile per le ragazze. Freaks e geeks, due tipologie che non si adattano ai canoni della struttura sociale nella scuola e nella vita, e che, ci dirà la serie, impareranno ad aggiustare la propria consapevolezza di sé piuttosto che cercare l’integrazione a tutti i costi.

Difficile trovare una serie teen più onesta nella rappresentazione ora spensierata ora malinconica dell’incostanza di legami e disagi dell’adolescenza, ma anche delle delusioni e disillusioni che accompagnano l’età adulta. Perché accanto ai quattoridici-diciassettenni protagonisti, ci sono un paio di generazioni con cui scontrarsi o, a volte, confrontarsi sulle rispettive inadeguatezze: quella dei genitori, disadattati (la famiglia di Kim), o bugiardi (il padre di Neal), o “fascisti” (il padre di Nick) – in mezzo ai quali i coniugi Weir, anche se perbenisti e piccolo-borghesi, risaltano per umanità e capacità di comprensione – , e quella degli zii-educatori dalle aspirazioni fallite, come i professori e il consigliere scolastico ex-sessantottino Jeff Rosso.

Salta all’occhio come la scrittura di Feig e soci si adatti perfettamente alle smorfie e alle movenze strafottenti o goffe di un cast perlopiù alle prime armi, che finirà in metà degli show, e in certi casi dei film, del decennio successivo: James Franco, Seth Rogen, Linda Cardellini ma anche Jason Segel, Busy Philipps, Martin Starr, per non parlare dei cameo dei giovanissimi Shia LaBeouf, Lizzy Caplan, Rashida Jones.

Impossibile non restare con un groppo in gola dopo questi diciotto episodi, dal finale necessariamente sospeso e proiettato verso un seguito che non vedremo mai. E pur rintracciando un po’ dell’atmosfera di Freaks and Geeks nell’ideale seguito al college Undeclared (creata da Apatow, diretta tra gli altri da Feig, Mottola, Stoller), godibile ma non altrettanto indimenticabile, l’unico rimedio al vuoto è tenersi stretta questa manciata di puntate, da vedere e rivedere.

Chiara C.Giusy P.
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