Mad Men 7×02: la recensione
Mad Men 7×02, A Day’s Work, esplora due dei temi più cari alla serie: da un lato il potere, e non tanto il denaro, inteso come abilità di controllare e muovere individui, e dall’altro il mentire, percepito come capacità di comprendere il potere e saperne affrontare gli effetti sulla propria vita personale. Due frasi, in particolare, pongono in luce questi aspetti e illuminano gli avvenimenti che ne analizzano le conseguenze. Con la prima Dawn, la segretaria di Lou Avery, suggerisce alla collega Shirley: “Keep pretending, that’s your job!”, mentre la seconda è una sorta di confessione di Sally Draper al padre: “I’m so many people”. Sebbene si riferiscano a personaggi distinti e storyline parallele con sfumature opposte, il loro significato torna costantemente a galla e sembra essere proprio di tutti i protagonisti della serie, come condizione (finalmente svelata) di sopravvivenza.
“A Day’s Work”. Dovrebbe essere un venerdì qualsiasi, in cui si porta a termine il lavoro di una settimana e ci si organizza per il lunedì. Ma è San Valentino sulla East Coast del 1969, e Peggy Olson non può fare a meno di credere che i fiori sulla scrivania dell’assistente Shirley siano per lei da parte di Ted Chaough, salvo poi reagire all’amara verità lasciando messaggi ambigui, sbattendo il telefono e la porta e chiedendo a Joan di cambiare segretaria. La brillante copywriter, concentrata sulla carriera che ha sempre amato e difeso profondamente, è del tutto intrappolata in se stessa, e probabilmente dovrà impegnarsi molto di più per trovare un equilibrio professionale e affettivo, senza avere nessun polo sicuro attorno a cui gravitare (Don o Ted), o senza l’ombra di un Lou Avery qualsiasi che vanifica qualsiasi tentativo di modificare lo status quo creativo.
La frustrazione è palpabile anche per Pete Campbell (“I don’t seem to exist!”): nonostante il successo nell’assicurare un nuovo affare a Los Angeles con la Southern California Dealers Chevrolet Association, Pete viene quasi ignorato dal consiglio newyorkese, che passerà il ruolo decisionale ai dirigenti di Detroit, con il via libera di Ted. Il sole della California (e Bonnie, la nuova amante) avevano donato energia e colorito a Pete, ma le cose non sembrano migliorate nell’ufficio della West Coast, e il fantasma di Bob Benson è più vicino che mai, nonostante le miglia di distanza. Malgrado i toni frustrati e depressi, Pete non è mai stato così fedele al proprio personaggio come ora, ed è talmente comico nella consueta contemplazione di se stesso, da suscitare una complice e quasi comprensiva simpatia.
In realtà forse non è Pete a trovarsi nel limbo della SC&P, ma Roger Sterling stesso. Dopo aver cercato invano di difendere il collega, Roger preferisce accettare il volere dei capi e convince Pete ad accettarne la decisione. Sembra freddo e rassegnato quando vede Joan spostarsi nel suo nuovo ufficio e assurgere pienamente al proprio ruolo di partner dell’agenzia, mentre la frase rivoltagli da Jim Cutler nell’ascensore cade gelida come una minaccia: “Odierei pensare di averti come un avversario”. La frase di Bonnie a Pete diviene quindi la chiave di lettura per i personaggi di Pete e Roger: “Le nostre sorti sono nelle mani di altre persone”. In maniera parallela e ironicamente opposta, i destini professionali di Joan e Dawn sono influenzati da mani altrui, ma riescono a emergere con esiti finalmente positivi e promettenti. Joan Harris, che appunto ha sempre dimostrato di saper essere professionalmente “molte persone in una”, accetta la proposta di Jim Cutler di confermarsi come partner dell’agenzia, con dovuto cambio d’ufficio al piano superiore, compiendo così un primo passo avanti sulla pur lunga strada verso il riconoscimento professionale. Il cambiamento fa sì che anche Dawn, perfetta e leale assistente di Don Draper a distanza e segretaria di giorno di Lou Avery (ancora una volta “I’m so many people” e “Keep pretending, that’s your job!), si sistemi nel vecchio ufficio di Joan. In un’agenzia dove le persone di potere muovono il personale come pedine intercambiabili e dove spesso le discriminazioni sessuali e i commenti razzisti continuano a riaggiustare le gerarchie, la buona sorte di Joan è, inaspettatamente, la buona sorte di Dawn.
Doveva essere un venerdì di lavoro qualsiasi, mentre l’episodio di San Valentino si era aperto con l’immagine opposta: Don Draper, confinato nella propria casa a sfogliare riviste, mangiare cracker Ritz e bere Canadian Club (di cui lui stesso era stato autore pubblicitario!), mentre alla TV danno Piccole canaglie. Don si sforza di mantenere una routine fittizia, e mentre controlla le attività dell’ufficio tramite i resoconti della fedele segretaria Dawn, si muove per sondare altre possibilità di carriera (“I’m just looking for love”), a pranzo con Dave Wooster della Wells Rich Greene. Draper ormai sa di non essere così irrinunciabile per l’agenzia che ha creato, e benché impotente perché lasciato da parte, sembra intenzionato a trovare una soluzione. Per la prima volta, Don non vuole scappare come ha sempre fatto, ma, così come Peggy, non riesce a capire che cammino intraprendere.
La sua giornata si incrocia con quella della figlia Sally, che, dopo essere scappata dal funerale della madre di una delle sue coetanee per andare a fare shopping con le amiche al Greenwich Village, va a chiedere aiuto al padre. L’aver sorpreso Don con l’amante Sylvia aveva drammaticamente congelato il dialogo tra padre e figlia, che qui si scontrano utilizzando le stesse armi di difesa (la negazione di una bugia: Don non sta lavorando alla Sterling Cooper e Sally lascia che il padre le menta anche se ha scoperto i fatti) e ponendosi a prova con i medesimi mezzi (“Sally? Cosa dovrei scrivere?” “Di’ solo la verità”). Proprio come il padre, Sally preferisce nascondere la solitudine dietro le menzogne, eppure in maniera più adulta è capace di ascoltare e ricambiare non appena le si offrono parole sincere.
Attraverso le parole di Sally, Don si trova costretto ad ammettere a se stesso di voler restare a New York e non trasferirsi a Los Angeles, a prescindere da Megan. La lezione per Don Draper è che la verità “detta nel momento sbagliato alle persone sbagliate” in un contesto che non è quello personale è un errore, mentre le bugie non possono o non dovrebbero esistere nella sfera degli affetti personali più importanti. Un terreno di pace e un patto silenzioso tra confidenti pare essere raggiunto durante il viaggio in cui Don riporta Sally a scuola. Sulle note di “This will be our year” degli Zombies si chiude l’episodio che lascia presagire un po’ di luce, o se non altro la direzione in cui si dovrà scavare per raggiungerla. Alla frase di Sally a Don, “Happy Valentine’s day. I love you”, verrebbe solo da aggiungere: and we do too, Sally. When you all speak the truth.
Scritto da Stefania Malagutti.
Continua a errare su Facebook e Twitter per essere sempre aggiornato sulle recensioni e gli articoli del sito.
Regista: - Sceneggiatore:
Cast: