Mad Men, finale di stagione. Dopo gli importanti avvenimenti storici e narrativi degli episodi precedenti, culminati in The Other Woman e Commissions and fees, Matthew Weiner scrive e dirige un episodio conclusivo sull’impossibilità del cambiamento e porta i personaggi a scontrarsi con fantasmi del passato e desideri inafferrabili.

Il rimorso per il suicidio di Lane causa a Don la visione del defunto fratello, morto impiccato, di cui si ritiene il responsabile. I fantasmi tornano così ad essere delle figure ricorrenti  nell’inconscio del protagonista: Mr Draper aveva infatti già tentato di reprimere il passato in Mistery Date, strangolando un’ex fiamma, durante un delirio febbrile, emblema di quelle tentazioni che lo dominavano prima di Megan. In The Phantom il malessere si manifesta in un dente da estirpare, con un didascalismo di fondo che può essere banalmente riassunto con “via il dente, via il dolore”.  Ma non basta. È infatti troppo semplice presentarsi a casa della signora Pryce con un assegno per lavarsi la coscienza, il dolore non passerà da solo, come Don spera. Il finale sulle note di You only live Twice, colonna sonora di 007-Si vive solo due volte, segna così il definitivo allontanamento dell’uomo dalla sua nuova vita, dal suo malessere. L’espressione bondiana sul volto di Don anticipa infatti un ritorno al passato.

Megan, invece, rimane ancorata al suo desiderio artistico, sempre più lontano, al quale non riesce a rinunciare. Mrs Draper infatti non accetta i propri limiti e ricorre a soluzioni meschine pur di ottenere un lavoro (lo sgarro all’amica/la raccomandazione). Pete vede in Beth una possibilità di fuga, ma l’operazione di eletroshock/tabula rasa (altro passaggio didascalico  e alienante), a cui si sottopone la ragazza, a discapito dei ricordi, stronca ogni possibilità, oltre a maturare in Pete la consapevolezza che, per quanto possa cibare le tentazioni, l’ostacolo più grande rimane l’insoddisfazione della vita familiare. Roger cerca un appoggio in Marie, per poi rifugiarsi nell’LSD; una fuga dalla realtà, ma anche un inusuale espediente che usa per razionalizzare gli eventi.

Gli unici personaggi felici sono Marie e Peggy. Marie non è vincolata da alcun legame parassitario, è una  donna acuta e indipendente, l’unica ad avere una visione lucida di Megan (“The World cannot support that many ballerinas“/”Thank god my children aren’t my whole life“), Roger (“Please, don’t ask me to take care of you“) e Don (“I Know it is hard to watch, but this is what happens when you have the artistic temperament, but you are not an artist“/”Take my advice, nurse her trough his defeat and you shall have the life you desire“). Peggy, al di fuori dell’ufficio, riesce finalmente a realizzarsi in un ambiente in cui è necessaria, anche se ad aspettarla fuori dalla finestra non c’è la raffinatezza di Parigi, ma due cani che si ingroppano un po’ cheap e di cui non si sentiva il bisogno. Il lampione e un vicolo buio erano forse più che sufficienti.

Con The Phantom, Matthew Weiner porta a termine una stagione in linea con le mutazioni del periodo storico, presentando diversi cambiamenti anche stilisticamente, attraverso una regia cinematografica (Don che si allontana da Megan) e non lineare (sequenze doppie con punti di vista differenti in Far Away Places e The Other Woman). Sul piano narrativo, l’episodio segue i personaggi in un percorso filologicamente coerente, anche se non tutti con la stessa continuità (Betty e Sally), ma allo stesso tempo sceglie di fare un passo indietro, forse non troppo audace, dove l’unica finestra sul futuro è rappresentata dall’ampliamento dell’ufficio. Anche se è confortante ritrovare il fascino di Don Draper.

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