House – Stagione 8: la recensione
Otto stagioni, 177 episodi, dal 2004 (in Italia dal 2005) al 2012. House e la sua Medical Division hanno salutato definitivamente il pubblico mondiale questa primavera (negli USA la trasmissione del season finale 8×22 Everybody Dies è stata il 21 maggio, in Italia sono stati trasmessi gli ultimi due episodi il 3 luglio).
La serie, ideata da David Shore, è stata analizzata, nel corso degli anni, sotto molteplici punti di vista, sia in Italia sia all’estero, con saggi sia divulgativi sia accademici: per esempio, Andrew Holtz in The Medical Science of House, M.D. la esamina da una prospettiva medico-scientifica, mentre il collettivo Blitris in La filosofia del Dr. House. Etica, logica ed epistemologia di un eroe televisivo ne approfondisce gli aspetti filosofici ed etici; il personaggio è entrato nell’immaginario collettivo e probabilmente vi resterà per sempre.
Un omaggio, dunque, a questa ottava e ultima stagione. Un ciclo che, come tutti, ha alti e bassi, ma più alti che bassi, nonostante i numerosi cambiamenti, che spesso possono spiazzare lo spettatore o disorientare gli sceneggiatori. Un cast in parte rinnovato: Lisa Edelstein, ovvero “la Cuddy”, non compare, se non nelle frettolose parole di un House appena uscito di prigione (non un granché l’inizio di stagione “dietro le sbarre” Twenty Vicodin), nel secondo episodio, Transplant. Una nuova squadra all’opera: Jessica Adams (Odette Annable) e Chi Park (Charlyne Yi) sostituiscono “Thirteen” (Olivia Wilde), che, già “latitante” nella precedente stagione, compare qui solo nel terzo e negli ultimi due episodi. E poi spostamenti interni: Foreman (Omar Epps) prende il posto della Cuddy alla guida dell’ospedale e Chase (Jesse Spencer), dopo qualche incertezza, finisce con il sostituire lo stesso House, come mostrano le ultime inquadrature di Everybody Dies
Tutti gli ultimi episodi sono un crescendo di tristezza e malinconia (per il fallimento della storia d’amore quasi vero tra House e Dominika, la moglie sposata inizialmente solo per interesse, e soprattutto per la malattia di Wilson e le cure che non portano a buoni risultati), di paranoia e tensione (per il finale che si avvicina e per la dubbia sorte del personaggio, costantemente a rischio per la revoca della libertà vigilata), di casi medici sempre più estremi e inquietanti:Body and Soul (8×18) ha al centro un bambino apparentemente posseduto o vittima di magia nera, The C Word (8×19) vede una bambina che conosce la propria “data di scadenza”, da Post Mortem (8×20) a Holding On (8×21) poi i singoli casi in parte si perdono, perché tutte le attenzioni sono ormai concentrate sulle vicende riguardanti la coppia House/Wilson e il loro rapporto, come sempre fraterno ma conflittuale.
Due gli episodi da ricordare: Dead & Buried (8×07), diretto da Miguel Sapochnik, per la doppia struttura narrativa, brillantemente sceneggiata, sui casi di un bambino vittima di una malattia genetica ereditaria e di una ragazza affetta da un disturbo di personalità multipla; il già citato Body and Soul, diretto da Stefan Schwartz, episodio-cardine, poiché vede naufragare definitivamente il rapporto tra House e Dominika, proprio nel momento in cui esso sembra assestarsi, e annunciare il cancro di Wilson, ovvero la linea narrativa guida, intorno alla quale si sviluppano tutte le altre, fino alla fine della serie.
Nell’episodio finale, Everybody Dies, diretto da David Shore, House muore. O, meglio, muore il personaggio (e nei deliri pre-morte ecco apparire i fantasmi di Kutner e Amber, due vecchi colleghi deceduti, per i quali si è sempre sentito in colpa): la serie è finita, e anche Gregory House si ritira, ma a modo suo, ovviamente: mettendo in scena la propria morte, per poter evitare il carcere e trascorrere insieme al “migliore amico” Wilson gli ultimi mesi di vita che lo attendono.
Significativa è la sequenza del funerale (e qui si sente ancor più la mancata simbolica presenza della Cuddy): un rito che omaggia appunto il personaggio, vedendo scorrere davanti al microfono quasi tutti i parenti e i colleghi che lo hanno affiancato nel corso degli anni, tra cui la madre, la prima compagna e Cameron (Jennifer Morrison), che si rivede dopo un’assenza di quasi tre stagioni; ognuno con parole affettuose, tranne Wilson, la cui amara “predica” viene però interrotta dal noto “Shut Up You Idiot!”, che House gli scrive via sms. Non il medico, non il personaggio, bensì l’uomo, l’amico, che è vivo e lo aspetta per una fuga in moto. Una fuga dall’ospedale, dal carcere, dalla serie, dal personaggio, che, nonostante tutti gli sforzi per farsi odiare da tutti, sarà invece da tutti sempre amato e ricordato.
Scritto da Luca Pasquale.
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