Breaking Bad 4×01: la recensione
Basta gugolare invano alla ricerca di spoiler. Breaking Bad c’è, fresco di season première su amc e subbato ita come se il fuso orario neanche ci fosse. Box cutter, il titolo, cioè Taglierino, preferibilmente sporco di sangue. Del resto, dopo il cliffhanger finale della terza stagione (Full Measure) i badder erano pronti a tutto.
Questo inizio di stagione non delude l’attesa (11 mesi!) e non abbassa il livello di qualità del prodotto, puro al 99%. Ma andiamo per ordine.
Vince Gilligan, ideatore della serie, ha provato a fregarci con la scena iniziale: Gale sorridente che apre – con il taglierino – scatoloni nel laboratorio di Gus. Anche se è passato del tempo, i veri badder un flashback lo riconoscono. E infatti poco dopo Gale spiaccicato sul pavimento con un buco nell’occhio ci fa tirare un sospiro di sollievo. Jesse l’ha ucciso, nonostante quella mano con pistola sembrava tremasse troppo. Jesse e Walt sono salvi, non si sa ancora per quanto, ma saranno loro a cucinare la migliore metanfetamina del New Mexico.
Gus non l’ha presa molto bene. La sua entrata in scena è randagia e pulp come Tarantino insegna: senza dire una parola si cambia, indossa la tuta arancione, prende il taglierino e sgozza Victor davanti a Walt e Jesse, meno abituati di Mike ai tagli alla gola. Perchè lo fa? Per spaventarli, si, ma anche perché Victor è stato visto sulla scena del delitto quindi andava eliminato. Rosso il sangue, rosso il pavimento. La scena nel laboratorio, fatta eccezione per il momento slasher, non regge completamente la tensione. Anche se Walt è visibilmente debole, agitato e verboso mentre Gus è perfetto nel suo ruolo, è evidente che i nostri non siano in pericolo e che toccherà a loro finire il lavoro, sia pulire il sangue di Victor che cucinare i cristalli blu. Ma tutto il resto – dialoghi, pause, inquadrature – sono da manuale.
C’è del pulp anche nella scena al locale, con Walt e Jesse vestiti come “due cazzoni” – vengono in mente Vincent e Jules in Pulp Fiction con addosso i vestiti di Jimmy. Qui, è la t-shirt dei “Kenny Rogers Roasters” a ricordarci che Breaking Bad è madeinusa, assieme alle Converse Chuck Taylor protagoniste di un frame ai piedi di Walt e ai pancake nel piatto di Jesse. Non solo immaginario pop ma veri e propri indizi. Per Jesse è evidente un cambiamento nel segno del cinismo, da lui ci dovremo aspettare più cattiveria e forse meno subordinazione. Walt è decisamente in panico invece, non controlla la situazione, ha lo stomaco vuoto e nessun idea sulla prossima mossa per non morire ammazzato.
Attorno ai tre protagonisti (Jesse, Walt e Gus) ci sono gli altri personaggi essenziali: Skyler, sempre più complice e spietata (il finto attacco di panico davanti all’idraulico ne è la prova), Hank e Marie con il dramma della riabilitazione (l’evoluzione del personaggio di Hank sarà forse la migliore della serie) e, impossibile non citarlo, l’avvocato Saul Goodman, geniale nella scelta della guardia del corpo, un ciccione nero con evidenti problemi di agilità. Quasi del tutto assente Walter Jr, personaggio mai completamente presente nella serie a cui sarebbe giusto dare, oltre all’handicap, un ruolo più specifico.
Perfetta invece l’inquadratura finale: il quaderno delle “Lab Notes” in casa di Gale, tra i cd del Quartetto Cetra, una copia di Everything’s Eventual di Stephen King e la polizia che ispeziona ovunque.
La citazione:
Saul: People carpool you know, it’s good for the environment.
Skyler: My husband carpools to his job at a methlab?
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