I migliori Film del 2016
Il best of di Cinema Errante, da una galassia lontana lontana...
Il 31 dicembre è tempo di bilanci, classificoni e fuochi d’artificio, anche per Cinema Errante. Prima di affrontare la notte di Capodanno, in redazione ci siamo divertiti a mettere nero su bianco un paio di pensieri sui migliori Film del 2016. Iniziamo la festa dal Venezuela… buon anno!
Giacomo Brotto: Ti Guardo. Desde Allà (Da lontano). Sta tutta lì, nel distacco, la chiave del film di Lorenzo Vigas. Due eccellenti protagonisti a debita distanza, un Venezuela barbarico, machista e anaffettivo, un noir metropolitano che colpisce con la forza dirompente di un pugno nello stomaco. Avvicinarsi con cautela.
Alice Casarini: Animali Fantastici e Dove Trovarli. Il catalogo delle creature, citato nel mondo di Harry Potter e poi realmente scritto da J.K. Rowling, prende vita in un tripudio di graphic design e di perfromance mozzafiato (anche i più scettici cederanno allo Snaso, sorta di ornitorinco attratto da ciò che luccica, o agli occhioni del Demiguise).
Antonio Maiorino: El Club. Il più equilibrato lavoro recente del regista cileno, ma ci si è fatti distrarre da un lato dall’uscita tardiva, dall’altro dalla febbre per i due film successivi: Neruda – coraggioso e creativo, ma più lambiccato – e Jackie – che giudicheremo solo in sala. Preferiamo questo shock intelligente.
Chiara Checcaglini: Neruda. Mentre aspettiamo Jackie, il prolifico Pablo Larraín non si smentisce con Neruda, viaggio metanarrativo nella vita del poeta e politico comunista cileno, ricercato dalla polizia. Il poeta in fuga si fa inseguire dal detective-narratore Gael Garcìa Bernal, tra Storia, mito e arte letteraria.
Davide Vivaldi: The Hateful Eight. Un western invernale, immerso nel bianco della neve, che si trasforma in un giallo da camera con esplosioni rosso sangue. Fra Leone e Carpenter, Tarantino torna a omaggiare il cinema che ama: Samuel L. Jackson come Lee Van Cleef, soundtrack da Oscar del venerabile Morricone. Cosa vuoi di più?
Lucia Tralli: Rogue One – A Star Wars Story. Da una galassia lontana lontana continuano a fiorire piccoli gioielli per i fan (e non solo). Rogue One ci regala un viaggio al cardiopalma e al contempo straziante nella missione da cui tutto è partito. Un ritmo vorticoso, molte battaglie e una storia complessa: ricordatevi ogni tanto di respirare.
Edoardo Peretti: La canzone del mare. Non il migliore, pur entrando almeno nella top 10, ma quello che più mi ha commosso, sciogliendomi come un ripieno del Lindor. Il film di Tomm Moore è uno dei più emozionanti ed affascinanti film d’animazione degli ultimi anni, ed è superdo, come in The secret of kells, il lavoro grafico sulla mitologia e la tradizione irlandese.
Eleonora Benecchi: Tokyo Love Hotel. Chi ama il Giappone non può rimanere indifferente guardando Tokyo Love Hotel in cui le vite di giovani e adulti segnati dalla crisi e dalla catastrofe di Fukushima si intrecciano in modi imprevisti in una notte capace di riaccendere e spegnere speranze.
Eugenio De Angelis: Il figlio di Saul/Fuocoammare. È possibile raccontare le grandi tragedie umane, dall’Olocausto ai profughi? Due risposte agli antipodi: una che (cerca di) non mostrare nulla, l’altra che (decide di) riprendere tutto. Si, è possibile, e il cinema lo dimostra con la sua entusiasmante vitalità e con la pluralità degli sguardi.
Giampiero Raganelli: A Lullaby to the Sorrowful Mystery. Lav Diaz torna a quell’epicentro, già evocato, della Storia patria, della nascita della nazione filippina: l’esecuzione del patriota José Rizal, negli stessi anni in cui scocca la prima scintilla del cinema. La resistenza si incrocia con l’arte in otto ore di bianco e nero di abbacinante bellezza.
Giusy Palumbo: Indivisibili. Inizia con una masturbazione e finisce con Mercedes Benz di Janis Joplin, il film co-sceneggiato da Nicola Guaglianone (Lo Chiamavano Jeeg Robot) e diretto da Edoardo De Angelis. I riferimenti sono talmente tanti che accendono un fuoco e guai a spegnerlo. Da Oscar (anche per Sorrentino). “Voglio viaggiare! Voglio ballare! Voglio fare l’amore!”
Thomas Mai: Microbo e Gasolina. Un viaggio per le strade francesi di due eccentrici quattordicenni su una casa mobile da loro costruita con pezzi di scarto. Un road movie lieve, tenero e stralunato che celebra l’adolescenza come età in cui la scoperta del mondo si fonde con la sua reinvenzione fantastica. Gondry al suo meglio.
Gualtiero Bertoldi: Zootropolis. Poliziottesco, buddy comedy, allegoria calibratissima sulle differenze di genere (o specie), Zootropolis si ritrova a giocare con una serie impressionante di registri e topoi, riuscendo felicemente in quasi tutta l’impresa (la scena con i bradipi è la miglior gag cinematografica degli ultimi anni).
Ilaria De Pascalis: Carol. Todd Haynes riesce a reinventare con grazia e grande impatto emotivo la storia pulp di Carol e Therese nella New York degli anni ‘50. Interpretato con convinzione ed enorme bellezza da Cate Blanchett e Rooney Mara, visivamente raffinatissimo, il film crea un mondo sconvolgente e splendido.
Michele Boselli: The Assassin. Hou Hsiao-Hsien esordisce nel cinema wuxia con il suo stile rarefatto eppure carico di emozione. Le brevi sequenze d’azione sono lampi in un film di silenzio e meditazione. Il più bel film di Cannes 2015.
Sara Mazzoni: It Follows. Film del 2014, è uscito nelle sale italiane quest’anno. È un nuovo classico, con un’ispirazione anni ’80 mai nostalgica. Si tiene lontano dal found footage, a sottolineare una tendenza più artistica (e un po’ artefatta) dell’horror di oggi. Ancora più importante, il mostro fa veramente paura.
A Carrie. Che la forza sia con te, nostra amata Principessa Ribelle e indomita Eroina Femminista.
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