Nell’ultimo trailer del Ghostbusters diretto da Paul Feig, la battuta pronunciata dal personaggio di Melissa McCarthy contro i troll online ricorda che, suo malgrado, la posta in gioco di questo film va ben al di là del “semplice” film di intrattenimento estivo, reboot di una celebre saga passata. Le polemiche che il film ha scatenato fin dall’uscita del primo trailer in marzo, e la valanga di insulti diretti alle sue protagoniste, lo hanno infatti reso la bandiera, non voluta, di un intrattenimento cinematografico che più che femminile potremmo chiamare non-bianco/maschio/etero/cisgender, obiettivo che dalle prime recensioni ed entrate al botteghino statunitense sembra comunque raggiunto.

L’incredibile, e a tratti surreale per le sue dimensioni, aggressione dei troll online al progetto del nuovo Ghostbusters e alle sue protagoniste (ad oggi è il trailer il più disliked della storia di Youtube) la dice lunga sullo stato del consumo mediale e della sua socializzazione su internet e – tanto per ribadire ancora una volta l’ovvio – cosa vuol dire essere femmine e lavorare nell’industria dell’audiovisivo, o consumarne i prodotti (spoiler: è uno sporco e faticosissimo lavoro). Le attrici, che è bene ricordare sono tra le più note attrici comiche statunitensi, vengono investite per settimane da una pletora di insulti che vanno da “non mi fanno ridere”, “ma chi sono queste”, all’intramontabile “già che avete voluto a tutti i costi mettere delle femmine, potevate almeno metterle fighe”. Dettaglio che non sorprende nessuno, la più colpita è Leslie Jones, unica interprete nera del cast.

In aggiunta alle più bieche porcate sessiste e razziste, ci sono i tentativi creativi di mascherare il sessismo dietro a pseudo critiche alla qualità del trailer o ad accuse di lesa maestà all’infanzia mediale dorata dello spettatore (“le femministe mi rovinano l’infanzia”). Sarebbe però forse tempo di chiarire alcuni equivoci: che questo spettatore-medio, bianco/maschio/etero/cisgender che corrisponderebbe alla maggioranza in realtà è niente più che una costruzione, una minoranza certamente rumorosa ma che non è proprietaria dei media che tutt* noialtr* consumiamo e amiamo da anni senza aver pensato di chiedere il suo permesso. Poi, che questo MBEC non è il neutro da cui tutto ha origine, e che se anche tutt* noialtr* troviamo ogni tanto dei personaggi che ci assomigliano nei media non è la fine del mondo, anzi magari se ci prova troverà anche lui qualcosa che gli piace (per quelli che “avere un solo uomo nel cast è sessista al contrario”: benvenuti nella Sindrome di Puffetta, è un posto bellissimo). A quelli che tentano la carta del “io non sono sessista MA la diversità imposta agli autori solo perché lo vuole la lobby lgbt-femminista è un abuso” e “mettete le femmine solo per assecondare le femministe e guadagnare dei soldi” ricorderei che 1. la lobby in questione non esiste, 2. sarebbe anche ora che ci liberassimo dell’autore nel 2016, soprattutto se parliamo di Ghostbusters che non è Metropolis e 3. stiamo parlando di prodotti di un’industria, ovvio che si parla di soldi. Infine, ragazz*, è un blockbuster estivo comico coi fantasmi, se pensate che sia il terreno per uno scontro di civiltà, ripigliatevi.