La Fase 3 dell’Universo Marvel entra nel vivo con Captain America – Civil War, nuovo capitolo dedicato al Super Soldato ma, a conti fatti, terzo film degli Avengers, presenti al completo nella nuova formazione vista alla fine di Age of Ultron. La regia è di nuovo affidata ai fratelli Anthony e Joe Russo, i quali ripropongono, almeno nella prima parte, la loro concezione da spy story alla The Manchurian Candidate – peraltro citato nei dialoghi – vista nel precedente The Winter Soldier, a cui rimanda il recupero del personaggio eponimo.

È infatti proprio a causa di un attentato di cui viene accusato Bucky che gli Avengers, sotto pressione da parte delle Nazioni Unite per i danni collaterali di precedenti missioni, si spaccano in due gruppi: uno guidato da Captain America, convinto dell’innocenza dell’ex killer e disposto a difenderlo pur andando contro la legge; l’altro, che lo ritiene una minaccia e vuole catturarlo, al comando di un Tony Stark tornato a essere Iron Man.

La fonte d’ispirazione del film è il crossover fumettistico Civil War, scritto nel 2006 da Mark Millar, che vide i supereroi Marvel scindersi in due fazioni – favorevoli e contrari alla registrazione dei superumani – in una metafora dell’America post-11 settembre, in cui si doveva scegliere fra libertà e sicurezza, fra la fedeltà ai principi di base della Nazione e concessioni alla politica sempre più invasive dei diritti individuali. Nella versione cinematografica, pur riprendendone l’incipit e citandone le scene più iconiche – anche se con personaggi diversi, in ossequio alla continuity dell’MCU – lo scontro ideologico, storicamente decontestualizzato, si esaurisce presto, riducendosi a una questione personale fra Cap e Iron Man; le cui ragioni, nonostante sia più facile parteggiare per il primo, appaiono plausibili anche per il secondo.

Pur non sviluppando le ampie riflessioni politiche del fumetto, il film si rivela invece sorprendentemente convincente nella gestione di un numero così elevato di personaggi. Fra conferme che acquisiscono spessore (specie la Scarlet di Elizabeth Olsen, allo stesso tempo fragile e potente) e new entry ottimamente inserite (il cazzutissimo Pantera Nera di Chadwick Boseman e lo Spider-Man adolescente logorroico di Tom Holland), trova spazio anche un villain, Zemo (il bravo Daniel Bruhl), piuttosto interessante anche se privo di superpoteri. Più in generale, la sceneggiatura riesce a valorizzare quasi tutte le individualità che compongono un quadro d’insieme in apparenza caotico, ma in fondo coeso, con un felice dosaggio fra la serietà di base e gli spunti d’umorismo che prendono campo nella seconda parte (oltre al bimboragno, spetta all’Ant-Man di Paul Rudd stemperare la drammaticità degli eventi). Le sequenze d’azione, fra cui quella iniziale in Nigeria e, soprattutto, il megascontro centrale nella base aerea fra i due schieramenti, sono poi fra le più divertenti e spettacolari mai viste in un film del genere.

Il passaggio di testimone nella gestione degli Avengers da Whedon ai Russo sembra quindi essere avvenuto in maniera indolore, con un cinecomic equilibrato che lascia ben sperare per i film successivi.

Davide V.
7 1/2