Il mondo del cinema e quello delle arti marziali sono in lutto. Jim Kelly, grande maestro di Karate nonché star di una breve stagione cinematografica, è morto lo scorso 29 giugno all’età di 67 anni. Lui, che sullo schermo quanto sul tatami era in grado di abbattere gli avversari più temibili, ha perso la sua battaglia più importante, quella contro il cancro, contro cui lottava da tempo.

Nato a Louisville, Kentucky, il 5 maggio 1946, Kelly mosse i primi passi nelle arti marziali all’università, prima nel Kung Fu e poi nel Karate di Okinawa, sotto la guida del maestro Parker Sheldon. Grazie alle sue eccezionali doti atletiche, Kelly divenne in breve tempo uno dei più decorati campioni del mondo di Karate, raggiungendo il suo apice nel 1971 con ben quattro tornei vinti. A soli 25 anni aprì un dojo tutto suo, che ben presto fu frequentato anche da attori di Hollywood.

Fu così che il karateka entrò in contatto con il mondo del cinema. Dovendo allenare l’attore Calvin Lockhart per il film Melinda (1972) di Hugh A. Robertson, ottenne una parte secondaria nel suddetto film, interpretando appunto un istruttore di arti marziali. Nonostante l’esiguità del ruolo, Kelly fu notato subito dal produttore Fred Weintraub, che stava cercando un terzo attore esperto di discipline marziali da affiancare alle star Bruce Lee e John Saxon ne I tre dell’Operazione Drago (Enter The Dragon, 1973) di Robert Clouse, primo action-movie hollywoodiano a sfruttare il successo del nuovo filone del Kung Fu, e trovò in quel giovanotto di colore, dalla folta capigliatura afro, il fisico slanciato e lo sguardo sicuro la migliore scelta di casting possibile. Il film fu un successo anche grazie alla buona caratterizzazione di Kelly che, con le sue mosse velocissime, contendeva a Lee la palma di più duro in campo molto più del belloccio ma impacciato Saxon.

Grazie al trionfo al botteghino de I tre dell’Operazione Drago, Jim Kelly divenne per tutto il decennio la principale star occidentale del cinema di arti marziali, girando alcuni film a metà fra il Kung Fu classico e la blaxploitation, passaggio obbligato per gli attori afroamericani emergenti dell’epoca. Fu a fianco della Bond-girl Gloria Hendry nel prendere a calci cialtroneschi spacciatori nel divertente Johnny Svelto (Black Belt Jones, 1974) dello stesso Robert Clouse, scanzonata sarabanda al ritmo del celebre tema musicale funky di Dennis Coffey, mentre con i colleghi Fred Williamson e Jim Brown mise a ferro e fuoco un’improbabile organizzazione suprematista bianca nel più serio Dinamite, agguato, pistola (Three The Hard Way, 1974) di Gordon Parks jr. Il personaggio di Black Belt Jones riscosse un tale successo che il musicista giamaicano Lee “Scratch” Perry, nel suo concept album sulle arti marziali Kung Fu Meets The Dragon (1975) gli dedicò il brano omonimo.

Sempre con Williamson e Brown, Kelly tentò anche la via del western con La parola di un fuorilegge… è legge! (Take A Hard Ride, 1975) dell’italiano Antonio Margheriti, interpretando un personaggio muto ma letale, mentre nel successivo, mediocre Black Samurai (1977) di Al Adamson sfoderò una parlantina irridente à la Muhammad Ali anche durante le sequenze di combattimento. Dopo la trasferta hongkonghese di Tattoo Connection (1978) di Tso Nam Lee, in cui spaccò in due il cattivone orientale per eccellenza Bolo Yeung, che qualche anno più tardi avrebbe fatto passare dei brutti quarti d’ora a Van Damme, chiuse il decennio demolendo l’ex nemesi bondiana Harold Sakata, trasformato per l’occasione in uno scienziato pazzo, nel poverissimo sci-fi Gli amici del Drago (Death Dimension, 1978) sempre di Al Adamson.

Ormai, però, il cinema di Kung Fu classico aveva fatto il suo tempo in Occidente, e gli artisti marziali tout-court avrebbero ceduto il passo a colleghi altrettanto atletici ma più avvezzi all’uso delle armi da fuoco, come Chuck Norris, mentre la blaxploitation sarebbe sfumata in un’integrazione degli attori neri nel cinema mainstream che passava dalla rinuncia alla caratteristica chioma afro. Non vi era dunque più posto sul grande schermo per un personaggio strettamente legato agli anni Settanta come Jim Kelly, il quale, nel 1982, decise di ritirarsi quasi del tutto dalle scene (salvo sporadiche apparizioni in ruoli perlopiù da comparsa) per dedicarsi completamente al suo dojo in California e al perfezionamento dello studio del Karate, raggiungendo il sesto Dan di cintura nera.

Il suo ultimo ruolo cinematografico risale al 2009, nel divertente Afro Ninja di Mark Hicks, dove impersonò, in un simpatico cameo, un maestro di arti marziali. La sua ultima apparizione in pubblico in assoluto, invece, è dello scorso marzo 2013, al WonderCon di Anaheim, quando, già stanco e segnato dalla malattia, firmò autografi agli ancora numerosi fan giunti per salutarlo, forse già cosciente che si sarebbe trattato di un addio.

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