Questo comincerà ad aggiustare le cose.

Sono passati dieci anni da quando ci siamo seduti in sala a guardare Anakin Skywalker cedere definitivamente al lato oscuro in Episodio III – La vendetta dei Sith (2005).

Dieci anni dopo e siamo di nuovo in sala, le luci si spengono, i titoli di testa gialli compaiono sullo schermo, parte la musica e inizia Episodio VII – Il risveglio della Forza.

Non ci sono molti modi in cui può andare a finire quando aspetti un film per dieci anni (e per un bel pezzo, non pensavi nemmeno che lo avresti mai più visto, un altro Star Wars): o incredibilmente bene, o incredibilmente male. E per la felicità di tutti i giovani e meno giovani padawan della galassia, J.J. Abrams e il suo team portano a casa il miglior Star Wars che potevate sognare. Ne è già stato scritto molto, sia da chi l’ha follemente amato, sia da chi non l’ha amato per niente (segnaliamo soltanto il come sempre geniale Leo Ortolani e il suo “frignetta”), chi ha trovato i soliti buchi della trama (alcuni per altro molto condivisibili), chi parla di brutta copia, chi si è esaltato per BB-8, etc. Tutto legittimo, mentre vedi passare davanti ai tuoi occhi il film che fa ripartire una nuova trilogia che, a dircela tutta, non aspettavamo solo da dieci anni, ma dal lontano 1983, quando arrivò in sala Episodio VI – Il ritorno dello Jedi. Perché della trilogia I-III in questo Episodio VII c’è molto poco, mentre prende di petto la trilogia originaria, l’unico vero mito fondativo di Guerre Stellari (“È vero, il Lato Oscuro, i Jedi. È tutto vero”).

E riesce nel tentativo di rendere il film tanto godibile (con lacrimoni) ai fan della prima ora (sfido chiunque a non farsi venire gli occhi lucidi alla comparsa del Millennium Falcon), quanto ai nuovi fan. Il bilanciamento tra il “vecchio” e il “nuovo” ha quasi dell’incredibile, soprattutto per l’abilità con cui vengono creati i nuovi personaggi che hanno sì, caratteristiche simili al trio originale (impossibile non vedere un mix di Han e Luke nel pilota Poe interpretato da Oscar Isaac), ma riescono a essere fin da subito dei personaggi a sé stanti, a tutto tondo, potenti perché ancora piuttosto misteriosi. Che origini ha Rey (Daisy Ridley)? Perché lo stormtrooper Finn (John Boyega) ha un risveglio di coscienza? Perché Kylo Ren (Adam Driver) ha ceduto al lato oscuro? Non lo sappiamo, ma non vediamo l’ora di scoprirlo. Il mito è stato lasciato parzialmente alle spalle, adesso è ora di andare avanti.

Per tutti quelli che sono lì a brontolare perché “non c’è nessun motivo per cui Rey sia una donna e Finn sia uno stormtrooper di colore”, volevamo solo ricordarvi che è esattamente per quello che sono importanti e grandiosi. Non c’è finalmente nessun motivo per cui siano una ragazza e un ragazzo di colore i due protagonisti della storia, nessuna ragione nella trama, nessuna backstory (al momento) che giustifichi questa scelta se non il fatto di averli voluti esattamente così come sono.

Per tutti quelli a cui importa, “fatevene una ragione”: sono due millenni che noialtr* vediamo solo personaggi bianchi, maschi, etero e cisgender raccontarci tutte le storie. Senza.nessun.motivo.

So come correre senza che tu mi tenga la mano!

Lucia T.Chiara C.Davide V.Eugenio D.Giacomo B.Sara M.
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