Sopravvisuto – The Martian, con Matt Damon, sarebbe il quarto film di fantascienza firmato da Ridley Scott. Sarebbe, perché la storia dell’astronauta dimenticato su Marte è un racconto d’avventura dove la scienza è fondamentale, ma ha l’ambizione del realismo. La dimensione speculativa che imprime la cifra sci-fi rimane sempre al minimo, ed è questo l’artificio del film. Scott mostra il verosimile: le tecnologie non sono futuribili ma realistiche, e gli scenari marziani, girati in Giordania, sono familiari all’occhio e per nulla alieni.

A metà tra il found footage e il video-blogging, il diario con cui Mark Watney ci racconta la sua odissea è quasi un reality show su un uomo nello spazio. Nel suo confessionale ci parla di come sia possibile sopravvivere su Marte grazie a qualche strumento targato NASA e al proprio ingegno, sostenuto da un’adeguata cultura scientifica. Ed è questo il tema portante di The Martian, come anche del verboso romanzo di Andy Weir da cui è tratto, dove allo stesso modo la voce diaristica di Mark si alterna a degli inserti ambientati sulla Terra.

Nonostante l’amore per la scienza, l’intelligenza del personaggio principale è spesso offuscata dall’umorismo becero e dall’ottimismo improbabile che lo caratterizzano, che potrebbero ironicamente ricordare un Corrado Guzzanti che grida: “Non c’è aria? Me ne frego!” in Fascisti su Marte. In effetti, Scott propone un’allegoria semplicissima: gli immensi canyon di Marte sono l’ultima frontiera, dove l’astronauta, rigorosamente americano, maschio e bianco, è il pioniere che guarda Happy Days e coltiva patate. Di più: la vita di Mark è possibile proprio grazie al patriottismo che ha spinto la NASA a rifornire la dispensa spaziale con le patate per la festa del Ringraziamento (simbolo per eccellenza della colonizzazione del continente nordamericano), che Mark riesce invece a piantare.

The Martian è un film d’avventura americanissimo che s’ispira a Robinson Crusoe, ma non è Cast Away e non mostra mai la disperazione e la solitudine del naufrago spaziale. Elide gli snodi più drammatici del romanzo, dove Mark rischia seriamente la vita e deve inventare hack estremi per modificare la propria attrezzatura. Dalla metà in poi, il Mark di Scott diventa più che un MacGyver un MacGuffin, trasformandosi nel passivo esecutore dei comandi inviatigli dalla Terra, e la vera protagonista attiva è la NASA.

È un film godibile se lo consideriamo in proporzione alle pretese che ha: scarsissimo interesse per i personaggi; ambizioni avventurose prima che fantascientifiche; performance dignitose di attori abbonati allo spazio come Damon e Jessica Chastain; qualche bravo caratterista, qualche stereotipo e poco altro. Sembra uno spot pubblicitario per la NASA, che infatti ha colto la palla al balzo commentando il film su Instagram e ipotizzando viaggi umani sul pianeta rosso. In questo senso The Martian ha raggiunto pienamente il proprio obiettivo, seppur tra qualche sbadiglio.

Sara M.Davide V.Edoardo P.Eugenio D.
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