La Spia: la recensione
Presentato recentemente al Festival di Roma, esce ora nelle sale italiane La Spia, in originale A Most Wanted Man, di Anton Corbijn, regista olandese al suo terzo lungometraggio di finzione che in precedenza fu storico fotografo della scena post-punk londinese, nonché regista di video e documentari musicali. Corbijn mette assieme per l’occasione un cast eterogeneo e nel complesso convincente, capitanato da Philip Seymour Hoffman nel suo ultimo ruolo da protagonista, affiancato da Rachel McAdams, Robin Wright, Willem Dafoe e Nina Hoss. Il film è tratto dal romanzo omonimo di John Le Carré, una storia di spionaggio ambientata ad Amburgo verso la fine degli anni 2000 nella quale un gruppo di agenti segreti tedeschi sta indagando su Abdullah, personaggio altolocato sospettato di finanziare segretamente cellule terroristiche di matrice islamica.
La Spia è una spy story dalla struttura piuttosto classica, sorretta da interpretazioni di buona qualità e da un’atmosfera mitteleuropea sobria e affascinante. Tra i punti deboli, un gusto estetico non particolarmente originale e una struttura narrativa non impeccabile. Riguardo a quest’ultimo aspetto, ogni tanto si ha la sensazione che il passaggio dalla pagina scritta alle immagini non sia sempre ben calibrato: a livello di sceneggiatura alcune situazioni sono risolte in modo sbrigativo, soprattutto nel descrivere i meccanismi d’indagine che portano alla risoluzione delle singole operazioni da parte dei servizi segreti. Per esempio, all’inizio del film quando Günther Bachmann e compagni si mettono sulle tracce del presunto terrorista ceceno, la sua identificazione tramite una telecamera posta nella stazione ferroviaria è raccontata in modo molto repentino. Più in generale, alcune situazioni apparentemente complesse, vengono risolte dal regista con poche inquadrature e brevi dialoghi. Viceversa, tra i punti forti del film c’è un cast di ottimo livello, a cominciare da Philip Seymour Hoffman sempre molto convincente, in particolare nelle vesti di personaggi di questo tipo, introversi, burberi e disincantati, alle prese con missioni di grande responsabilità. Non altrettanto si può dire di Willem Dafoe, attore solitamente versatile ma che dà il meglio interpretando personaggi dalla forte personalità, qui invece piuttosto a disagio nella parte di un banchiere di poco spessore, mera pedina in mano ai servizi segreti.
Nel complesso La Spia è un thriller godibile e ben fatto anche se non particolarmente originale, in cui si avverte purtroppo la mancanza di un’impronta autoriale forte. Un buon prodotto, lontano comunque dalle vette cinematografiche che hanno caratterizzato questo genere nobile.
Michele B. | Antonio M. | ||
6 1/2 | 7 |
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