“Il miglior film Marvel mai realizzato”. Forse un giudizio azzardato quello di Robert Downey jr. a proposito di Guardiani della Galassia, ultima fatica cinematografica della Casa delle Idee. Al di là delle esagerazioni, siamo in presenza di un film fresco e divertente, coloratissimo e visivamente delizioso, nonché intriso di cinefilia nostalgica, con il quale il regista James Gunn riprende a omaggiare con suoni e immagini il cinema degli anni ’70 e ’80, nella sua accezione più pop e nei suoi generi preferiti. Come già fece otto anni fa con lo splatter in Slither, ma non limitando il discorso, qui, alla sola fantascienza, bensì spaziando nelle commedie adolescenziali e nel musical. Dalla prima trilogia di Star Wars a I Goonies, da Il tempo delle mele a Footloose, le citazioni non si contano, dando vita a un’atmosfera spensierata e giocherellona, tipica di quell’epoca. Usando come punto di partenza la formazione eponima creata nel 2008 da Dan Abnett e Andy Lanning, Gunn dissemina poi per tutto il film riferimenti all’universo cosmico della Marvel cartacea, fino a una post credits scene ad alto grado di nerditudine.

Guardiani della Galassia – che è la storia di un cacciatore di tesori, Star-Lord, a capo di un gruppo di fuorilegge spaziali ben più cinici ed egoisti dei soliti supereroi – mantiene per l’intera durata un tono grottesco che sconfina spesso nel demenziale, e può contare su dialoghi brillanti e ricchi di umorismo. La caratterizzazione è improntata sull’ironia, e sfrutta appieno la simpatia e il carisma à la Han Solo di Chris Pratt (Star-Lord) e l’accoppiata Bradley CooperVin Diesel, che prestano la voce ai personaggi forse più riusciti della vicenda, il procione geneticamente modificato Rocket e l’albero antropomorfo Groot, al centro di gag efficacissime, ma anche di trovate di inaspettata poesia. Interessante il confronto fra la malizia degli umani e l’ingenuità degli alieni rispetto a cose a loro sconosciute, nel quale la ricchissima colonna classic rock (il cosiddetto Awesome Mix Vol. 1) fa la parte del leone, mentre l’inseguimento per le strade del pianeta Xandar, l’intera sequenza nel carcere spaziale e la visita al Collezionista (un gigionesco Benicio Del Toro) restano impresse per la loro tenuta spettacolare pur senza prendersi quasi mai sul serio.

Ciò non cancella i difetti strutturali che in parte rovinano il film: una sceneggiatura fin troppo lineare (specie nell’evoluzione dei rapporti fra i personaggi, programmatica e un po’ superficiale), la caratterizzazione non eccelsa del distruttore Drax e dell’assassina Gamora (troppo monocorde il primo, troppo poco bad girl la seconda, nonostante lo sforzo di due interpreti dalla fisicità perfetta come Dave Bautista e Zoe Saldana), nonché, come ormai prassi nei film Marvel, nemici insulsi (a cominciare dall’inutile Ronan di Lee Pace) e una battaglia finale ben poco memorabile al di là dello spirito di fondo. Là dove la comicità non convince e la cinefilia non basta, si sente infatti la mancanza di un certo respiro epico che non avrebbe guastato; per questo il film, pur bello a vedersi, non è il cinecomic definitivo che alcuni hanno sentenziato.

Davide V.Chiara C.Eugenio D.Edoardo P.Giacomo B.Sara M.
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