The World of Kanako: la recensione
Un padre alla ricerca della figlia nel violento mondo della criminalità giapponese
Dev’essere un mondo triste quello di Nakashima Tetsuya se è lo stesso “mondo di Kanako” (il titolo originale è Kawaki, “sete”) nel quale la liceale del titolo scompare nel nulla e il derelitto padre si lancia in una disperata ricerca, utilizzando mezzi legali e (soprattutto) non, arrivando a scoprire un sottobosco sordido e senza regole nella quale la figlia parrebbe invischiata.
The World of Kanako è il naturale proseguimento della parabola intrapresa da Nakashima e iniziata con la follia anarco-pop di Kamikaze Girl, passando per il coloratissimo iper-melodramma Memories of Matsuko (forse l’esito più felice) e lo stucchevole Paco and the Magical Picture Book, per arrivare al nerissimo Confessions. Da questa e(in-?)voluzione emergono due tendenze: un’attenzione sempre più ossessiva verso una ricerca formale che infranga tutte le regole, mischiando follemente generi, stili e intere cinematografie, e un’attrazione sempre più forte verso la misantropia. I protagonisti di Nakashima sono sempre stati dei loser immersi in contesti degradati, ma il disprezzo per gli uomini – e per i giovani in particolare – che emerge dai suoi due ultimi lavori ha raggiunto livelli estremi. Il mondo di Kanako è infatti composto esclusivamente da: liceali drogati, chinpira papponi, yakuza sadici, poliziotti assassini, anziani pedofili, madri assenti, ragazzi costretti a prostituirsi.
Chi scrive non disprezza l’approccio pessimista per il quale tutti sono colpevoli e nessuno è meritevole di salvarsi (a partire dal protagonista), ma quando il nichilismo diventa così estremo e urlato viene presto a noia, e perde tutte le sue potenziali connotazioni interessanti. Il disinteresse di Nakashima nei confronti dei suoi personaggi è totale, la violenza è spesso brutale e mostrata con compiacimento sadico, il distacco (auto)ironico è totalmente assente. Tutto quello che preoccupa il regista è riprendere questo mondo senza speranza preoccupandosi di escogitare sempre nuove trovate per colpire lo spettatore allo stomaco, alzando il tiro ogni volta.
Le cose migliori arrivano quindi dallo strabordante cast, a partire dal protagonista, Yakusho Koji, in grado interpretare qualunque ruolo, seguito da due attrici come Nakatani Miki e Kurosawa Asuka, dalla nuova guardia ben rappresentata da Nikaido Fumi e infine da Komatsu Nana (Kanako), in un esordio folgorante. Dispiace invece il totale miscasting di Odagiri Joe.
Nakashima replica la struttura a incastro di Confessions – allargando il quadro a una fetta più ampia della società giapponese – intrecciandola a quella del recente The Kirishima Thing (che tratta argomenti simili dando loro ben altro spessore), dal quale riprende l’intuizione di poggiare il centro gravitazione del film su un’assenza. Il fatto che il tutto sembri fatto a uso e consumo dello spettatore occidentale (i titoli di testa in inglese, le citazioni dal cinema di genere americano) ne aumenta però la programmaticità che, unita alla misantropia fieramente esibita, fanno di The World of Kanako un film da evitare.
Eugenio D. | ||
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