Larry Hagman, l’attore texano diventato famoso in TV per aver interpretato il perfido J.R. Ewing, principale antagonista della soap-opera Dallas, è morto nella sua città lo scorso 23 novembre, all’età di 81 anni.

Figlio della celebre attrice di Broadway Mary Martin, Larry era nato il 21 settembre 1931, ed aveva mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo subito dopo il diploma, recitando in teatro, dove poteva contare sui buoni auspici materni, e in televisione. L’esordio sul grande schermo avvenne, piuttosto in sordina, nel 1958, ma dovette aspettare la seconda metà degli anni Sessanta perché la sua figura di gentiluomo del Sud, dall’aria distinta e il sorriso beffardo, divenisse riconoscibile.

Fu, infatti, nel 1965 che Larry Hagman venne scelto per interpretare l’astronauta Anthony Nelson, protagonista, accanto alla graziosa Barbara Eden, della sitcom Strega per amore: in questo ruolo brillante, pensato per un giovane Jack Lemmon, l’attore texano riscosse un notevole successo, tanto che la serie durò cinque stagioni, fino al 1970.

Nel frattempo, le strade di Hollywood si erano spalancate per Hagman, il quale iniziò una prestigiosa carriera cinematografica. Inserito nel cast di produzioni corali di alto livello, come il fantapolitico A prova di errore (1964) di Sidney Lumet e il dramma bellico Prima vittoria (1965) di Otto Preminger, diede il meglio di sé impersonando personaggi viscidi, sgradevoli o comunque ambigui, come il figlio più giovane di Art Carney nel delizioso Harry e Tonto (1974) di Paul Mazursky, l’ufficiale inetto ed ambizioso ne La notte dell’aquila (1976) di John Sturges o l’ex carcerato coinvolto in una rapina nel neo-noir L’ultimo colpo dell’ispettore Clark (1973) di Robert Michael Lewis.

La vera consacrazione, dopo più di vent’anni di onorato servizio da caratterista, avvenne però nel 1978, quando ottenne il ruolo della sua vita, quello del cinico ed ambizioso J.R. Ewing, primogenito di una dinastia di petrolieri senza scrupoli, nella soap-opera Dallas. Il suo personaggio, del tutto negativo, arrogante e crudele, riscosse un successo oltre ogni aspettativa. Per la prima volta nella storia della televisione americana, non di certo scevra da censure e perbenismo, il pubblico preferiva il cattivo. E non fu certo un fuoco di paglia: la serie durò, infatti, ben tredici stagioni, fino al 1991, in buona parte grazie al fascino che il perfido J.R. ancora esercitava. La soap-opera fu molto apprezzata anche in Italia, registrando enormi ascolti alla sua messa in onda sulle neonate televisioni private Fininvest, che la utilizzarono come asso nella manica per iniziare la loro concorrenza alle reti nazionali, e premiarono Hagman con un Telegatto come miglior attore nel 1984.

Terminata, salvo alcuni episodi speciali, la saga di Dallas, l’ormai anziano attore texano continuò ad apparire sporadicamente sul grande e sul piccolo schermo, in ruoli che si ponevano sulla falsariga di quello di J.R., come il banchiere di Nixon – Gli intrighi del potere (1995) di Oliver Stone o il governatore de I colori della vittoria (1998) di Mike Nichols. Lo vediamo anche, nel 2011, fidanzato con la madre di una delle protagoniste in alcuni episodi della serie Desperate Housewives.

Nel 2012, a ottant’anni compiuti, l’ancor battagliero Hagman è tornato a indossare il cappello da cowboy di J.R. nella nuova serie di Dallas. Ma già da tempo il vecchio attore lottava con seri problemi di salute: ad ucciderlo è stato un tumore alla gola, durante le riprese della seconda stagione.

L’accoglienza riservata in Italia alla prima stagione del 2012 non è stata, però, un degno tributo al vecchio leone morente: trasmessa, come l’originale, su Canale 5, la nuova Dallas ha registrato ascolti talmente bassi da finire relegata sulla rete minore La 5. Evidentemente, in un’Italia sempre più arida e cinica, essere cattivi è diventata un’abitudine troppo diffusa per catturare l’interesse del pubblico.

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